AGRIGENTO. La via Atenea non vedeva un tale assembramento di gente dai tempi in cui la Sagra del mandorlo in fiore, era un fenomeno di costume e un momento di folklore internazionale. Ieri sera, quello che una volta era il salotto buono della città, oggi trasformato in una strada dissestata con più negozi chiusi che aperti, è tornato a vivere. A vivere per evitare la morte di un’intera città. Un fiume di persone, in migliaia tra giovani, adulti, bambini, studenti, impiegati, pensionati. Tutti ad urlare la propria rabbia non solo contro 30 consiglieri, solo gli ultimi in ordine di tempo ad aver fatto della politica un mestiere stipendiato.
Ad urlare «basta», a dire che ad Agrigento, per la gente normale, «un caffè non costa 30 euro» ma che con 30 euro ci fanno la spesa di due giorni. Il mondo del web, «agrigentomanifesta» e tutti gli altri che li hanno sostenuti, hanno fatto centro. Hanno vinto. decisamente vinto. Hanno portato in piazza, gente che non c’era mai stata. nè per l’acqua, ne pe rla spazzatura, ne per le strade bombardate che uccidono persone, ne per la mancanza di lavoro, «L’importante - hanno ribadito gli organizzatori - è che a maggio non ci scordiamo di tutto questo e rivotiamo certa gente. Questa è una manifestazione senza colori politici - e abbiamo voluto manifestare come agrigentini, come cittadini indignati e stanchi di essere bersaglio di tv nazionali con continue brutte figure. Se è vero che la maggior parte degli abitanti di questa città e dei giovani viviamo un malcontento nei confronti di chi amministra questa città, con il rischio tra tutti della chiusura dell’università, allora dobbiamo partecipare in massa, tutti insieme e uniti». E i commercianti di via Atenea non si sono tirati indietro, in molti, hanno affisso sulle loro vetrine, dei piccoli manifesti di solidale adesione all’iniziativa con la scritta «noi siamo altro».
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