BIVONA. Per anni Ignazio Cutrò ha «urlato» le sue difficoltà ad andare avanti nel suo lavoro e nella sua vita dopo esser diventato testimone di giustizia. Ieri ha annunciato di essersi «arreso» perchè lasciato solo dallo stato e dai suoi rappresentanti che in anni di promesse e impegni, non hanno impedito che questo accadesse. Adesso per Cutrò arriva la solidarietà ma intanto la sua impresa edile ha chiuso con buona pace di chi lo ha per anni minacciato e intimidito. «La spiacevole vicenda di Ignazio Cutrò - dice ad esempio il presidente della commissione regionale antimafia Nello Musumeci - rischia di vanificare il lavoro fin qui svolto dallo Stato a favore dei Testimoni di giustizia. Si prova rabbia di fronte a certa burocrazia dei cavilli e dei ritardi, che a volte appare pericolosa quanto la mafia. Confidiamo perciò in un tempestivo intervento del ministro dell'Interno Alfano, che restituisca fiducia a tante persone perbene costrette alla rassegnazione». A Cutrò si rivolge anche il deputato Pd Davide Mattiello. «La chiusura dell'azienda di Ignazio Cutrò - dice - è una ferita per tutti noi, perchè l'imprenditore, che ha dato un contributo limpido e coraggioso alle indagini contro la mafia nel territorio di Bivona, ha sempre e soltanto chiesto una cosa allo Stato: di poter continuare a lavorare con la sua azienda, nella sua terra. Prova ne è che Cutrò è protetto con misure speciali ma in loco e non in località segreta». ALTRE NOTIZIE NEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA