AGRIGENTO. Ricorso della difesa rigettato e condanna definitiva: anche per i giudici della Cassazione a uccidere la commessa trentaquattrenne Antonella Alfano è stato il compagno, padre di sua figlia, Salvatore Rotolo. I supremi giudici non hanno modificato di una virgola la sentenza che infliggeva al carabiniere quarantenne 18 anni di reclusione (che sarebbero stati 27 senza la riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato) per l'accusa di avere ucciso la donna e poi tentato di simulare un incidente stradale. La sentenza è stata emessa ieri pomeriggio poco dopo le 16 e mette il sigillo conclusivo su uno dei casi di cronaca più eclatanti degli ultimi dieci anni. Nelle scorse settimane i familiari della donna, attraverso i propri legali Sebastiano Bellanca e Simona Fulco, avevano annunciato una nuova clamorosa iniziativa giudiziaria.
"Faremo causa allo Stato - aveva detto l'avvocato Bellanca - perché non ha istituito, contravvenendo a un obbligo dettato dall'Europa, un fondo per le vittime dei reati comuni che avrebbe potuto dare sostegno ai familiari della povera Antonella". Nel frattempo, però, è arrivato il verdetto della giustizia. La sentenza è identica nei tre gradi di giudizio. Rotolo è stato riconosciuto colpevole di avere ucciso la donna e poi tentato di simulare un incidente stradale. Il verdetto definitivo arriva a distanza di quattro anni da quel 5 febbraio del 2011, quando fu ritrovato il cadavere carbonizzato di Antonella all'interno di una Fiat 600 in fiamme. L'utilitaria si trovava nel boschetto in fondo alla via Papa Luciani. Si pensò subito a un incidente stradale ma c'erano troppi elementi che non convincevano. Su tutti la mancanza dei segnali della frenata sull'asfalto.
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