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Un anno dopo la morte di Chiara, la famiglia: no all'archiviazione

I magistrati inquirenti ritengono che le cause dell’incidente sono dovute alla buca presente in via Cavaleri Magazzeni e non all’uomo alla guida di un’utilitaria

AGRIGENTO. A un anno esatto dalla morte di Chiara La Mendola, la ragazza di 24 anni coinvolta in un incidente stradale con il suo scooter la sera del 30 dicembre del 2013 al viale Cavaleri Magazzeni, la vicenda giudiziaria approda in aula per il primo banco di prova. Da una parte il dirigente dell'ottavo settore del Comune, Giuseppe Principato, e il funzionario Gaspare Triassi, responsabili della manutenzione stradale e della viabilità, nei cui confronti la Procura formula accuse precise che preludono alla richiesta di rinvio a giudizio. Dall'altra il pensionato agrigentino Giuseppe Valenti, 79 anni, che guidava la Nissan Micra contro cui la povera Chiara si è schiantata.

Secondo la Procura fu colpa della buca presente sull'asfalto e non della condotta di guida dell'anziano. Uno dei fratelli di Chiara - Ignazio La Mendola - attraverso il proprio difensore, l'avvocato Salvatore Pennica, si è opposto alla richiesta di archiviazione, firmata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal pm Brunella Sardoni, e la questione sarà discussa davanti al gip. I pm, sulla base di una consulenza tecnica, ritengono che l'incidente sia stato provocato esclusivamente dalla presenza della buca di "almeno 60 o 70 centimetri e dodici di profondità". Per questo la ragazza, non vedendo il dissesto della carreggiata, peraltro colmo d'acqua, avrebbe perso il controllo dello scooter. L'anziano viene scagionato anche perché la velocità dell'auto ipotizzata dal consulente della Procura, il geometra Pietro Munzone, è di 43 chilometri orari.

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