AGRIGENTO. Accompagnano i propri figli a scuola come tutti i giorni, ma una volta dentro, qualcuno li informa che il servizio di assistenza igienico sanitaria gestita d auna cooperativa con fondi del Comune, è stata sospesa. Così, all’improvviso. Senza alcuna comunicazione preventiva, come se i genitori e i loro bambini disabili fossero meno che oggetti. È successo ieri mattina ad Agrigento, dove al suono della campanella di ingresso, i genitori di una trentina di bambini, sono rimasti di sasso apprendendo, sul posto, quello che stava accadendo. «Ci è stato detto - spiega Franco Gangemi, il papà di una delle alunne - che la cooperativa aveva sospeso il servizio di assistenza ai nostri figli perchè il Comune aveva finito i soldi per pagarli. Soldi che però si trovano subito quando si tratta di finanziare associazioni pseudo culturali, a colpi di 30 mila euro a volta per fare cosa non si capisce bene». Cangemi, non ci sta e dopo aver lasciato la figlia a casa, ha comprato un metro e mezzo di catene e un catenaccio e si è incatenato dinanzi la prefettura, luogo sempre più spesso meta di persone che vogliono denunciare ingiustizie e soprusi. Con tanto di cartello al collo, Cangemi ha voluto manifestare la propria rabbia. La protesta non è passata inosservata al prefetto Nicola Diomede che, come poche altre volte nella storia della prefettura agrigentina, non si trincera dietro carte bollate e burocrazia ma va subito al sodo. Diomede è sceso dal Palazzo e ha parlato con un padre incatenato per disperazione.
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