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Nuova Cupola, chieste altre undici condanne

Il sostituto procuratore generale non ha valutato l’ipotesi alcuna assoluzione per accusato ai quali viente contestata l’associazione mafiosa e altri reati

AGRIGENTO. La condanna a venti anni di carcere inflitta in primo grado al palmese Francesco Ribisi, 32 anni, l'ultimo rampollo della storica famiglia di Cosa Nostra al quale sarebbe stato affidato il compito di costituire l'ottavo mandamento è stata "severa". Tuttavia, secondo il sostituto pg di Palermo Rosalia Cammà, la sentenza che lo riconosce colpevole di associazione mafiosa e di una decina di estorsioni va confermata.

Stessa conclusione per il suo presunto braccio destro, il ventinovenne Giovanni Tarallo di Santa Elisabetta, che in primo grado ha avuto la stessa condanna del palmese, peraltro ridotta di un terzo per effetto del rito abbreviato. Seconda udienza dedicata alla requisitoria, ieri mattina, al processo di appello scaturito dall'inchiesta "Nuova Cupola", che il 26 giugno del 2012 ha fatto scattare 54 fermi - eseguiti dai poliziotti della squadra mobile e del commissariato di Porto Empedocle - nei confronti dei presunti affiliati delle nuove famiglie mafiose dell'Agrigentino.

La sentenza di primo grado dello stralcio abbreviato è stata emessa il 31 ottobre dell'anno scorso dal gup di Palermo Daniela Cardamone che aveva deciso diciotto condanne e ventitré assoluzioni. I difensori di Ribisi e Tarallo (il palmese è assistito dall'avvocato Daniela Posante, il suo presunto vice dai legali Giuseppe Barba e Nico D'Ascola) hanno impugnato il verdetto che adesso è in discussione davanti alla terza sezione della Corte di appello. In primo grado, inoltre, erano stati inflitti 6 anni di reclusione a Leo Sutera, 64 anni, di Sambuca di Sicilia.

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