AGRIGENTO. Condanna a 20 anni di carcere confermata: la Corte di assise di appello di Napoli non modifica il verdetto di primo grado nei confronti di Gerlando Sollano, 78 anni, reo confesso dell’omicidio di un uomo che gli avrebbe molestato la figlia. L’omicidio è avvenuto il 13 luglio del 2012 a Mondragone, in provincia di Caserta. Il verdetto è arrivato poche ore dopo la requisitoria del sostituto pg di Napoli Antonio Iervolino che aveva chiesto di confermare la sentenza di primo grado emessa dal Gup del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Giuseppe Meccariello. Alla richiesta si era associata l’avvocato Francesca Persico. Il giudice di primo grado, che aveva ridotto di un terzo la pena per il rito abbreviato, aveva escluso l’aggravante della premeditazione. Il difensore, l’avvocato Daniele Re, nel corso della sua arringa al tribunale partenopeo, ha chiesto in appello il riconoscimento delle attenuanti della provocazione. La sentenza della Corte di assise di appello di Napoli presieduta da Maria Monaco conferma invece pienamente la ricostruzione del giudice di primo grado e non modifica l’entità della pena. Al centro della vicenda, di cui ieri si è concluso il secondo grado di giudizio, c’è l’omicidio di Francesco Nespoli, 70 anni, massacrato a martellate e colpi di cacciavite. L’anziano aveva confessato ai carabinieri di avere ucciso Nespoli nella sua abitazione colpendolo ripetutamente con un martello alla testa e conficcandogli un cacciavite nel petto. All’origine del gesto, secondo la ricostruzione dei fatti, ci sarebbe un episodio maturato in un contesto di profondo degrado sociale. Pare che Vespoli avesse abusato - o almeno questo era il sospetto del presunto omicida - della figlia di Sollano, una disabile che al momento dell’omicidio si trovava in Sicilia. ALTRE NOTIZIE NELL'EDIZIONE DI AGRIGENTO DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA