PALERMO. La Procura di Palermo ha aperto una inchiesta per capire se dietro l'inchino della vara di fronte alla palazzina dove vive la madre dei fratelli Messina, boss della provincia di Agrigento, durante la processione per l'omaggio del patrono di Porto Empedocle, San Calogero, si configuri il reato di violenza privata, con l'aggravante della mafia. L'ipotesi è che i boss Messina, tutti in carcere, abbiano fatto pressioni, come scrive la Repubblica, nei confronti dei portatori della vara affinché si fermassero col santo in spalla, in via da Verrazzano.
Il film della processione è stato impresso nei file delle telecamere dei poliziotti della scientifica che il 7 settembre scorso, travestiti da turisti su disposizione del commissario Cesare Castelli, ripresero la scena dell'inchino. L'informativa della polizia è finita sul tavolo dei magistrati della Dda, che ora indagano sulla processione nel paese di Gerlandino Messina, il capomafia che sparò al maresciallo Guazzelli, e che a Porto Empedocle, da qualcuno ribattezzata 'Vigata' come dai romanzi di Andrea Camilleri ambientati proprio in questi luoghi, continuerebbe a regnare.
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