All’ospedale di Agrigento, uno dei punti deboli è sicuramente il pronto soccorso, quasi sempre in difficoltà di uomini e mezzi.
Poco personale, quasi assenza di sedie a rotelle e lettighe a sufficienza, mandano in pezzi i nervi dei pazienti costretti, come ieri, ad attese di sei ore per una radiografia e chiamare la Polizia. Ma a fronte di questo, il San Giovanni di Dio, è anche un ospedale che ha reparti di eccellenza dove arrivano lettere di ringraziamento sincero da parte di pazienti. Lettere che assumono un valore doppio perché riguardano due unità operative che trattano aspetti delicati della malattia.
In due giorni, al personale di Oncologia medica e dell’Hospice - Clinica del dolore, sono arrivate due missive di pazienti e parenti che hanno voluto ringraziare il personale medico e paramedico per l’assistenza ricevuta. Una arriva da una donna di Raffadali I.B. ed è stata indirizzata al personale di Oncologia diretto dal dott. Alfredo Butera.
«Pochi mesi fa - scrive la signora - a Pavia mi avevano diagnosticato l’amiloidosi e mi hanno prospettato un percorso dall’esito incerto, Avrei potuto curarmi ad Agrigento ma io e la mia famiglia non ci fidavamo per l’idea che qui nulla funziona. Fortunatamente - continua - ci siamo presto ricreduti perche entrando nel vostro reparto abbiamo subito trovato oltre alle cure necessarie alla mia malattia, professionisti che svolgono il proprio lavoro in modo esemplare. Desidero ringraziarvi tutti perchè il vostro aiuto è stato fondamentale per aiutarmi ad affrontare e superare la malattia. Grazie per i consigli, la cordialità, gentilezza e disponibilità e per le parole di conforto quando tutto sembrava perduto».
Ai medici e a tutto il personale dell’Hospice diretto dal dott. Geraldo Alongi, è invece arrivata la lettera di Enzo Fontana, cognato di Cesco Tedesco scomparso la settimana scorsa a soli 54 anni. « Ho apprezzato molto - ha scritto Enzo Fontana, che è un medico- non solo la professionalità di tutto il personale ma soprattutto la disponibilità e l’umanità. Cesco durante questi mesi ha girovagato per vari ospedali italiani ed esteri e posso assicurare che ripeteva sempre che l’assistenza, il garbo, la disponibilità e l’umanità che ritrovava nel vostro reparto non l’aveva riscontrata in nessuna delle altre esperienze ospedaliere. Desidero pertanto ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per Cesco e per tutto quello che fate quotidianamente per i degenti».
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