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L'arcivescovo Montenegro alla città: Agrigento ha il cuore malato

In occasione dell'inaugurazione del concerto "Nel cuore di Agrigento... con armonia", don Franco è intervenuto per riaccendere le speranze di chi crede ancora in un rilancio

AGRIGENTO. “Questa è una città dal cuore malato. Così non va bene. Occorre molto più affetto da parte dei cittadini e politici. Non siate indifferenti. Attiviamoci”.
Parole forti, che rimbombano come un fulmine a ciel sereno, quelle che ha usato l'arcivescovo Francesco Montenegro in occasione dell'inaugurazione del concerto «Nel cuore di Agrigento... con armonia», avvenuta al Seminario arcivescovile. Un intervento durato circa 15 minuti per far riaccendere le speranze a tutta quella gente che ancora crede in un rilancio.
Si sa, don Franco non fa sconti a nessuno. Neanche quando parla del cuore antico di Agrigento: il centro storico e la sua Cattedrale, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. «Un saluto a tutta questa bella gente che oggi assiste questa importante iniziativa. Già voi avete visto, attraverso la videoclip, la Cattedrale. La considero come una sorta di cuore malato. E quindi, da cuore malato, è difficile far vivere questa città perché con questo termine non significa soltanto abitare in un centro. La città sono uomini, che creano quelle relazioni che permettono di fare comunità». L'arcivescovo non risparmia critiche. Neanche agli agrigentini, a cui ha voluto dare una "tiratina d'orecchie": «La mia meraviglia, per non dire la mia rabbia, - ha detto - sta nel fatto che questa città abbia un cuore bello, ma malato, e vedere gli agrigentini, scusatemi se dico così, con indifferenza che stanno ammirando la decadenza di questo cuore. Allora quello di stasera vuole essere un grido simpatico ma al contempo importante. Io vorrei che davvero tutti gli agrigentini possano leggermente cambiare. Sia che si tratti di cittadini che di amministratori».
Dopo un fragoroso applauso, Montenegro rincara la dose: «Avere una cattedrale in coma, e non sappiamo se è in coma irreversibile o meno, mi fa notare che agrigentini, ma anche credenti, interessa tanto quanto. Definisco la Cattedrale - sottolinea - una mamma malata. I figli devono volere bene alla propria madre. Chissà però se i figli vogliono davvero bene a questa mamma. Ho sempre ribadito che non è una chiesa che si chiude, perché grazie a Dio di chiese ne abbiamo 675. Una in meno, neppure si nota. Ma è l'unica Cattedrale».

Un servizio nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia in edicola oggi.

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