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Gesa, Zambuto ascoltato in Procura

Fronte dei lavoratori spaccato, diviso tra coloro che hanno accettato i 4000 euro di anticipo e coloro che continuano a non volerne sapere chiedendo i 7000 euro circa che avanzano dalle imprese

AGRIGENTO. Nonostante l’impegno dell’emissione degli assegni agli operatori ecologici che hanno accettato il pagamento diretto dalla Gesa, la raccolta dei rifiuti potrebbe non riprendere già nelle prossime ore. Ieri il fronte dei lavoratori si è mostrato spaccato, diviso tra coloro che hanno accettato i 4000 euro di anticipo e coloro che continuano a non volerne sapere chiedendo i 7000 euro circa che avanzano dalle imprese. Una situazione esplosiva che ieri ha portato alla convocazione in Procura, anche del sindaco di Agrigento Marco Zambuto, quale persona informata sui fatti e a capo del comune più grosso di quelli della società d’ambito. Zambuto, che ha convocato per oggi alle 10.30 una conferenza stampa, nelle due ore con i magistrati Maggioni e Delfini, ha spiegato ai sostituti procuratori la sua versione su come si è arrivati a questo stato di cose e qual’è la reale situazione debitoria del Comune nei confronti della Gesa. Ieri è stata un’altra giornata complicata. In mattinata, al presidio sotto la Prefettura, il vice reggente della Cisl provinciale Salvatore Montalbano, è stato pesantemente apostrofato da alcuni lavoratori in sciopero e nel pomeriggio, un lavoratore che aveva incassato l’assegno, aveva deciso di restituirlo alla Gesa per motivi non meglio specificati. Solo nel tardo pomeriggio, con l’intermediazione di alcuni «saggi», che conoscono dall’interno le dinamiche di un comparto difficile come quello dei rifiuti, si sperava di aver trovato il modo di convincere i lavoratori a riprendere la raccolta. Va infatti ricordato che le ditte avevano ufficialmente dichiarato che in caso del pagamento di 3 milioni e 600 mila euro dalla Gesa, avrebbero pagato solo il saldo di maggio e lo stipendio di giugno.
Con questa transazione i lavoratori prenderebbero subito più del doppio della cifra, per cui appare difficile capire i meccanismi che hanno portato alcuni di loro a non accettare continuando a tenere sotto scacco 19 comuni con una situazione igienico sanitaria ormai precipitata.
Intanto la Regione sta lavorando sulla lista dei commissari ad acta che da lunedì cominceranno ad arrivare nei comuni che non hanno fatto fronte ai loro impegni con la Gesa. Commissari che, per legge, potranno mettere mano ai bilanci e ai fondi delle casse comunali di amministrazioni in molti casi ad un passo dal dissesto economico.
«Il commissario – dice ad esempio il primo cittadino di Agrigento Marco Zambuto - non potrà fare niente perchè il Comune non ha soldi. Noi siamo in regime di Tia e dunque il servizio di gestione dei rifiuti è completamente a carico dei cittadini, a differenza dei comuni in Tarsu dove il 20 percento è invece a spese dell'ente comunale. Il punto è che in entrambi i casi, ove ci sia un'inadempienza da parte dei cittadini, dovrebbero intervenire i comuni, anticipando la somma alla Gesa. Somme che difficilmente i comuni recuperano anche perchè le pratiche legate a cittadini che non pagano le tasse, dopo 5 anni vanno in prescrizione. La Regione dovrebbe restituire immediatamente il servizio di gestione dei rifiuti ai Comuni invece di mandare commissari a cercare soldi che non ci sono». Il fatto è però che la gestione dei rifiuti ha un costo di tanto superiore a quello che Agrigento ma anche gli altri comuni interessati possono sostenere al momento. Per cui, va bene tornare indietro, ma con quali soldi? Come si pagherebbero centinaia e centinaia di persone assunte ad ogni campagna elettorale anche quando non erano strettamente indispensabili e funzionali al miglioramento del servizio, e ancora la discarica, i fornitori e tutto quello che un sistema rifiuti comporta? 

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