Favara. In una palazzina di due piani diroccata e disabitata, in via Palma Oliva a poche centinaia di metri da via Del Carmine, a Favara, dove sabato mattina è crollato lo stabile che ha ucciso Marianna e Chiara Pia Bellavia, è scoppiato, nella notte, un incendio. Le fiamme, che hanno avuto origine da una candela lasciata accesa, si sono propagate perché nello stabile vi erano diversi cumuli di rifiuti. L'incendio è stato spento dai pompieri di Agrigento.
Sul posto anche i carabinieri e gli uomini della protezione civile che hanno trovato una bottiglietta di metadone. Secondo i militari, l'ennesima casa disabitata e pericolante situata nel degradato centro storico di Favara è stata utilizzata come riparo da un tossicodipendente per drogarsi.
Intanto, emerge che la famiglia Bellavia aveva presentato istanza per avere una casa popolare nel 2003. Lo ha appurato il sindaco di Favara, Domenico Russello, che subito dopo la tragedia aveva dichiarato che i Bellavia non risultavano tra i 56 assegnatari degli alloggi popolari costruiti nella cittadina, ma distrutti e vandalizzati.
"Avevo affermato che avrei accertato la situazione della famiglia Bellavia - ha detto il sindaco - ho acquisito tutti gli elementi e oggi è un dato certo: la famiglia Bellavia ha presentato una sola domanda e non 10, come è stato scritto dai giornali. Purtroppo la domanda nel 2004 non è stata ammessa perché mancava la documentazione da allegare. Gli è stata chiesta con notifica del messo comunale ma il signor Bellavia non l'ha mai prodotta. Quindi è stato escluso assieme ad altre 64 famiglie".
Il sindaco chiarisce che furono redatti due elenchi, il primo con 394 famiglie le cui domande sono state ammesse e il secondo elenco con 65 esclusi tra cui la famiglia Bellavia. "La rogatoria definitiva è stata formata sulla base degli ammessi - ha proseguito il sindaco - stiamo provvedendo alla assegnazione formale degli alloggi, ma sono distrutti. Per questo motivo questa tragedia non era evitabile".
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