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Santa Margherita Belice: «Inchiesta Corbera», tutti rinviati a giudizio

SANTA MARGHERITA BELICE. Tutti rinviati a giudizio con processo che inizierà, il 24 settembre, dinanzi al Tribunale di Sciacca, in composizione collegiale. Così ha deciso il gup del Tribunale di Sciacca, Maria Cristina Sala, al termine dell’udienza preliminare a seguito dell’inchiesta su presunte truffe alla cantina Corbera di Santa Margherita Belice per fatti del 2009. Per l’ex presidente, Paolo Femminella, i reati ipotizzati sono frode nell'esercizio del commercio, associazione a delinquere, truffa, mendacio e falso interno alla banca. Coinvolto anche l’enologo Roberto Aurienti, accusato di frode nell'esercizio del commercio e tentata truffa. Ipotesi di reato di frode nell’esercizio del commercio per Calogera Antonia Giambalvo, dipendente della cantina con funzioni di analista biologa. L’ipotesi di reato di associazione a delinquere e truffa viene avanzata nei confronti di Antonino Milazzo, legale rappresentante di una società; Giovanni Favaloro, consulente della cantina; Antonino La Rocca, Vincenza Barbera, Francesco Valenti e Rocco Abate, componenti del consiglio di amministrazione o del collegio sindacale. Vino bianco consegnato alla «Martini e Rossi» che per qualità sarebbe stato diverso da quello dichiarato, presunte truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fatture che non sarebbero state corrispondenti a lavori eseguiti presentate all’assessorato regionale Agricoltura nell’ambito di progetti relativi al patto territoriale Valle del Belice. Sono alcune delle vicende ricostruite nell’inchiesta. La cantina si è costituita parte civile, quantificando la richiesta di risarcimento in due milioni di euro. Ammessa la costituzione di parte civile anche di due soci e dell’Axa assicurazioni. Dopo la decisione del gup l’avvocato Antonino Augello, difensore dell’ex presidente Paolo Femminella, ha diramato una dichiarazione: “Sono convinto che dal processo emergerà l’assoluta inconsistenza dell’impianto accusatorio. Un castello di carte privo di riscontri con la realtà dei fatti e con la normativa di riferimento. Paradossalmente - aggiunge Augello - posso affermare che finalmente il dibattimento ci consentirà di fare emergere la correttezza e la linearità dei comportamenti posti in essere dal mio assistito e da tutti gli imputati. Non più accuse alimentate da delatori interessati, ma prove che verranno assunte nel contraddittorio delle parti dalle quali non potrà che risaltare la insussistenza degli addebiti. Affronteremo il processo – conclude Augello - certi che le nostre ragioni, suffragate da riscontri oggettivi,  troveranno completo accoglimento”.

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