AGRIGENTO. L’annuncio dei soci fondatori del Cupa, che davano la propria disponibilità all’uameno di capitale per salvare l’offerta formativa, risale ad una decine di giorni addietro. Adesso gli studenti chiedono il rispetto degli impegni di bilancio, tutela, salvaguardia e potenziamento diritto allo studio polo universitario di Agrigento. I rappresentanti degli studenti dei corsi di laurea hanno scritto ai soci fondatori del Cupa, Comune, ex Provincia e Camera di Commercio, al presidente della Regione Crocetta e all'assessore Nelli Scilabra, al prefetto Diomede, al Magnifico Rettore dell'Università degli studi di Palermo e ai componenti il Cda del Cupa.
«Quello che chiediamo - scrivono - Antonio Aiesi, Manuel Alonge, Salvatore Alongi, Sabrina Armenio, Kevin Atria, Davide Borzoee, Fabio Cappello, Davide Santo Cardella, Lorena Diana, Floriana Eterno, Mauro Gandolfo, Ambra Leto, Alba Scalia, Giuseppe Sicorello e Marcella Tripoli - è che la Regione Siciliana, con l’approvazione della prossima finanziaria, mantenga l’impegno assunto nel versare il contributo previsto dall’accordo, facendosi così garante di Democrazia e Tutela del diritto allo studio. Chiediamo inoltre, che l’università degli studi di Palermo si impegni attivamente, facendo proprie le esigenze del Consorzio Universitario di Agrigento, sottoscrivendo la convenzione al 25 per cento del costo complessivo dei corsi di laurea già attivi».
Inoltre, i rappresentanti hanno invitato la Governance dell’UniPA a scindere quello che è il costo di funzionamento del polo universitario dai debiti pregressi relativi ad amministrazioni precedenti, che non devono in nessun modo gravare ulteriormente sugli studenti e sulle economie, già di per sé precarie, delle loro famiglie.
«Gli studenti tutti - conclude il documento - auspicano che tutte le parti interessate dalla vicenda collaborino tra di loro, ma anche con le delegazioni studentesche, nella massima trasparenza e coesione per la risoluzione di una problematica che se dovesse realmente verificarsi costituirebbe l’ennesimo fallimento di una provincia ormai depauperata di tutte quelle istituzioni in grado di rilanciare l’economia e lo sviluppo di un territorio dimenticato dalla politica e dalle istituzioni».