PALERMO. Avrebbero dimenticato una garza nell'addome dopo un intervento chirurgico: tre medici di una clinica palermitana e la stessa Casa di cura sono stati condannati a risarcire una donna agrigentina che è stata costretta a un nuovo intervento per la rimozione dell'oggetto. La vicenda giudiziaria inizia nel 2004, quando la donna, B.E., allora quarantenne, si sottopose a un intervento chirurgico nella Casa di Cura Candela di Palermo per l'asportazione di una cisti ovarica. L'operazione doveva essere eseguita in laparoscopia, tecnica poco invasiva, ma fu necessario proseguirla con tecnica tradizionale per un improvviso sanguinamento che veniva tamponato con l'impiego di garze. "Tutto sembrava essere andato bene, - racconta il legale della donna, l'avvocato Angelo Farruggia - quando a distanza di qualche giorno dall'intervento, per la comparsa di dolori addominali diffusi, la paziente si rivolgeva ai medici che avevano eseguito l'intervento chirurgico e questi la rassicuravano sulla temporaneità dei sintomi riconducendoli ai normali esiti dell'intervento".
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