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Edilizia in agonia ad Agrigento, è protesta: «Operai sotto la soglia di povertà»

Cantieri bloccati, 5 mila aziende chiuse in 5 anni. L’analisi dei sindacati agrigentini

AGRIGENTO. Un impegno a intervenire presso le istituzioni per far ripartire i cantieri edili attualmente bloccati in Sicilia. Lo ha assunto il prefetto Francesca Cannizzo, secondo quanto riferito dai sindacati, dopo l’incontro di ieri mattina al termine del corteo dei lavoratori aderenti a Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil. Manifestazione che si è svolta anche in altre città italiane e alla quale ha preso parte nel capoluogo circa un migliaio di persone mandando in tilt la circolazione stradale nella zona del porto e di via Cavour. I manifestanti hanno comunque rispettato il percorso stabilito - da piazza XIII Vittime a via Alessandro Volta per il sit-in alla sede dell'Ance, poi comizio finale davanti alla Prefettura in via Cavour - e tutto è filato via liscio. Le tre sigle sindacali invieranno al prefetto una «scheda dettagliata» sui cantieri edili bloccati nell’Isola: «Ci è stato assicurato un intervento chirurgico per rimuovere i blocchi e fare ripartire i cantieri», hanno riferito i rappresentanti sindacali Franco Tarantino (Cgil) e Angelo Gallo (Uil).
«Il settore dell'edilizia in Sicilia è in piena agonia, dal 2008 ad oggi sono andati persi 40 mila posti di lavoro, 80 mila considerando l'indotto. E oltre 5 mila aziende hanno chiuso i battenti», è la fotografia della situazione fatta da Santino Barbera, segretario regionale della Filca Cisl. «Non dimentichiamoci - ha aggiunto - che le aziende regolari non sono ormai più competitive e di contro cresce il sommerso. Ulteriore perdita di gettito fiscale per Stato e Regione. È una situazione ormai gravissima e a fronte di tutto questo abbiamo un governo regionale che non riesce a programmare investimenti, un assessorato alle Infrastrutture che fino a oggi, dopo il tavolo tecnico aperto sette mesi fa, non riesce a darci risposte. Si parla sempre di cambiare leggi e burocrazia, ma oggi ai siciliani interessa di più il lavoro. Questa è la vera emergenza. In tutto il mondo le crisi si sono combattute con l'edilizia, perché è il settore capace più di tutti di rimettere in movimento l'economia e basta un mese perché lo Stato passi anche all'incasso. I luoghi per recuperare le risorse per le infrastrutture ci sono, fra sprechi, spese per esterni e sanità».
La manifestazione di cieri è stata indetta anche in seguito alla «rottura» della trattativa con l'Ance e con l'associazione Cooperative edili (Coop) per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro. A far saltare la trattativa, secondo i sindacati, «la volontà dimostrata dalla rappresentanza imprenditoriale di essere “conservatori”, mettendo in dubbio diritti dei lavoratori già acquisiti da anni».
Intanto quella di oggi sarà probabilmente un'altra giornata di passione per il traffico cittadino. Dalle 10, infatti, in piazza Castelnuovo è in programma la nuova mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil «Cambiamo musica», che vedrà lavoratori e musicisti assieme per «rivendicare modifiche alle leggi regionali e nazionali di Stabilità, provvedimenti per lo sviluppo e il lavoro, taglio di tasse, addizionali, rendite, clientele e sprechi». Nel corso della manifestazione si esibiranno le orchestre del Teatro Massimo e della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana. «In provincia di Agrigento si è aperta una falla sociale - gridavano allarmati i sindacati Cgil, Cisl e Uil - che ha portato le famiglie a vivere al di sotto della soglia di povertà. Nel periodo ottobre 2011-marzo 2012, erano impegnati 4471 lavoratori edili, 1084 le imprese attive, oltre 1 milione 620 mila le ore lavorate. La massa salari superava abbondantemente 15 milioni di euro (15.697.099,00). Nel periodo ottobre 2012-marzo 2013, il numero di lavoratori attivi è di 3.131, le aziende impegnate nei cantieri dislocati nel territorio provinciale sono 889, la massa salari è scesa di circa 7 milioni di euro: al 31 marzo 2013 si attesa a 8.537.398. Anche la Cementeria di Porto Empedocle è interessata da un momento di cassa integrazione al fine di superare le attuali difficoltà che vive la fabbrica».(*ppm*)

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