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Naufragio, ai funerali ad Agrigento commozione e polemiche

AGRIGENTO. Mentre Enrico Letta dopo l'incontro col premier greco Samaras annuncia che al prossimo Consiglio europeo il governo "sarà fermo e netto" sul tema dell'immigrazione perché "chi ha responsabilità istituzionali deve soprattutto dare risposte" aprendo anche a modifiche della Bossi-Fini, ad Agrigento il suo vice, Angelino Alfano, viene contestato da esponenti di associazioni di migranti al grido "assassini... assassini, basta con la Bossi-Fini", a conclusione della cerimonia in onore delle vittime dei naufragi a Lampedusa del 3 e dell'11 ottobre. Ma per Alfano chi ha gridato 'assassini' vuole "frontiere libere e scafisti in libertà. Non l'avranno vinta: proteggeremo le nostre frontiere salvando vite umane. Abbiamo assicurato degna sepoltura ai morti, degna assistenza ai superstiti e ora - dice - caccia senza quartiere ai mercanti di morte".
A inveire contro il ministro dell'Interno, allontanato dal servizio di sicurezza mentre parlava coi cronisti e fatto salire su un auto, c'erano anche alcuni eritrei che mostravano striscioni contro il governo del Paese africano, rappresentato alla commemorazione dall'ambasciatore a Roma, Zemede Tekle. Il diplomatico smentisce le voci di presunti elenchi con i nomi dei sopravvissuti dei due naufragi, pronti per essere "multati".
"Bugie", sostiene mentre alcuni eritrei giunti da Roma a bordo di tre pullman riferiscono che il viaggio sarebbe stato pagato proprio dall'ambasciata, così come avrebbero fatto gli uffici diplomatici dell'Eritrea di altre città italiane ed europee per consentire agli africani di prendere parte alla cerimonia nel molo di San Leone.
Per i "dissidenti" eritrei è la prova che la cerimonia sarebbe stata "una farsa", una passerella come l'ha definita don Mosè Zerai, il sacerdote che da anni si occupa dei migranti. Una scelta, quella di Agrigento, che non è piaciuta ai superstiti dei naufragi che si trovano ancora a Lampedusa e che stamattina hanno protestato per alcune ore, chiedendo di poter assistere alla commemorazione e gettando corone di fiori in mare. Nessuna risposta ufficiale a chi chiedeva perché non si siano fatti i funerali di Stato, come promesso dal governo, e perché la commemorazione non sia stata fatta a Lampedusa. "Questa domanda va fatta a chi ha la responsabilità diretta di questa cerimonia", ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, presente nel molo di San Leone, assieme al ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge, che dopo aver corretto il tiro rispetto a quelli che aveva definito in prima battuta "funerali di Stato", ha osservato l'importanza della "cerimonia" in quanto "per la prima volta si riconoscono persone nate altrove e che non hanno la nazionalità italiana".
Assente il sindaco di Lampedusa, che a Roma ha incontrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, insieme al presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi. "Il 3 ottobre diventi il giorno della memoria per tutti quei migranti che sono morti tentando di attraversare il Mediterraneo. In questo modo le vittime diventeranno di tutti e non ci saranno più passerelle", dice Nicolini, amareggiata per l'annullamento dei funerali di Stato nella sua isola: "Quei funerali - dice sono naufragati nel momento in cui sono stati annunciati".

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