NARO. Gli inquirenti ci credono. Credono di poter assicurare alla giustizia l’assassino del piccolo Sebastian, il rumeno di 5 anni morto venerdì pomeriggio al Policlinico di Messina in cui era ricoverato dall’8 marzo a causa di avvelenamento da pesticida. La soluzione del giallo potrebbe essere ad un passo. I carabinieri della compagnia di Licata, che indagano sul tragico episodio coordinato dal pm Andrea Maggioni con la supervisione del procuratore capo Renato Di Natale e dall’aggiunto Ignazio Fonzo, sono convinti di poter mettere insieme in tempi brevi le caselle di questo intricatissimo puzzle e di acciuffare il colpevole, o i colpevoli.
Non è ancora certo, infatti, che a confezionare i cioccolatini al pesticida sia stata una sola persona. Potrebbero essere state due o più persone, probabilmente per una vendetta nei confronti dei genitori del bambino, che avevano intenzione di sterminare l’intera famiglia. Si, perché gli esami eseguiti dagli esperti del centro anti veleni di Caltanissetta hanno confermato che il pesticida era stato iniettato non solo nella scatola dei cioccolatini, ma anche nella bottiglia di vino e nelle arance. Gli alimenti, come è noto, sono stati lasciati davanti la porta d’ingresso dell’abitazione della famiglia rumena, a Naro. I primi a trovare il sacchetto sono stati i bambini i quali, ovviamente, hanno scartato la scatola dei cioccolatini e ne hanno mangiato il contenuto, contorcendosi per il dolore solo pochi minuti dopo.
Un servizio nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia in edicola oggi.
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