L’indice 2013 pubblicato dalla Commissione europea sulle regioni più competitive d'Europa rischia di «spezzare» ogni speranza di ripresa per la Sicilia. È vero, l'Italia negli ultimi 20 anni non è più cresciuta, è diventata sempre più vecchia e arretrata per cui sono venuti giù nella classifica europea regioni importanti come la Lombardia, l'Emilia Romagna, il Veneto, ma la Sicilia è tra le ultime in assoluto (al 235° posto su 262) relegata a fare compagnia solo alle regioni povere della Bulgaria, della Romania e della Grecia.
Lo studio pubblicato dalla Commissione si fonda su tre campi d'indagine quali la qualità delle istituzioni, la stabilità macro-economica, le infrastrutture; il sistema sanitario, la qualità dell'istruzione; l'efficienza delle università e dell'approfondimento permanente, l'innovazione a livello tecnico-logico in una prospettiva di competitività, modernità ed efficienza. Tra tutti questi indicatori la Sicilia resta sempre in coda, vecchia ed ingessata. Non funzionano le istituzioni regionali e locali, non funzionano i servizi, la burocrazia sempre più padrona dell'isola, blocca ogni iniziativa ivi compresi l'utilizzo dei fondi europei. Del fallimento degli Ato (idrico e rifiuti) tutti ne hanno preso coscienza. Solo la Regione, imbarcatasi in mille inutili discussioni, stenta a trovare una via d'uscita, per cui il sistema dei rifiuti resta tra una proroga e l'altra nelle mani degli aboliti Ato e l'acqua pubblicizzata a parole resta nelle mani delle lobby affaristiche del settore che continuano a lucrare utili.
Tali servizi essenziali sottratti ai Comuni per fini affaristici e clientelari continuano a torturare le famiglie con bollette esose a fronte di servizi carenti. Un solo esempio: i progetti per la nuova rete idrica di Agrigento e la costruzione dei depuratori già finanziati restano fermi nei meandri di comitati, commissioni tecniche e conferenze di servizio, con il rischio di perdere le somme.
In queste condizioni e con tutti questi intrecci spesso perversi e paralegali la Sicilia resta ferma e paralizzata, mentre l'Ars incapace di ridurre drasticamente i costi della politica si esercita in discussioni improduttive sull'acqua pubblica, la raccolta differenziata e soprattutto sulla distribuzione a pioggia dei milioni previsti per la famigerata tabella H. Potremmo continuare all'infinito ad elencare lentezze, disfunzioni, intrecci perversi tra spesa pubblica e clientele politiche. Una cosa resta però certa ed inconfutabile: la Regione così come è strutturata ed organizzata non aiuta le comunità locali a crescere anzi rappresenta un freno ad ogni iniziativa e rappresenta una strozzatura inaccettabile e insopportabile.
Il presidente Crocetta ha vinto per cambiare le cose e tanti di noi, senza nulla chiedere, lo abbiamo sostenuto per tale programma di cambiamento. Noi oggi vogliamo continuare a sostenerlo per ridare ai siciliani una concreta prospettiva di rinascita. Resta chiaro però che non aspetteremo inoperosi che il prossimo indice della Commissione sulla competitività delle Regioni europee vada ad accertare per la Sicilia un ulteriore regresso verso l'ultimo posto. Sarebbe un default mortale.
* Sindaco di Agrigento
Caricamento commenti
Commenta la notizia