LICATA. Quando il 9 agosto scorso il sindaco di Licata, Angelo Cambiano, è stato sfiduciato dal Consiglio comunale, il conto delle case abusive abbattute era di 67; ma la lista ne contiene circa 500, questo il numero delle costruzioni raggiunte da ordinanze di demolizione, quasi tutte rientranti nella fascia dei 150 metri dalla costa, dove vige il divieto di inedificabilità assoluta.
Ma la cifra degli immobili non regolari - stando alle richieste presentate a seguito delle leggi di sanatoria dell’85, '94 e 2003, ammontano a 10.500, secondo i dati di Legambiente, in una città che ha meno di 40 mila abitanti. E le domande di sanatoria non contemplano tutte le case edificate irregolarmente (che sarebbero 17 mila), ma solo quelle i cui proprietari hanno aderito alla richiesta di sanatoria. E’ questa la situazione che si troverà davanti il commissario straordinario del comune dell’Agrigentino, Maria Grazia Brandara, nominata oggi dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, mentre nel Paese si torna a puntare il dito contro l’abusivismo dopo i danni causati dal terremoto di Ischia avvenuto ieri sera.
Il compito della donna che sostituirà il trentaseienne sindaco antiabusivismo - tornato a fare il professore di matematica dopo due anni al palazzo di città - non sarà semplice, anche perché su Brandara, attualmente commissario straordinario dell’Istituto per lo sviluppo delle attività produttive (Irsap), si concentra l’attenzione di chi pensa che uno stop alle demolizioni darebbe partita vinta agli abusivi, incoraggiando ulteriori massacri del territorio.
Un paio d’ore dopo la nomina di Brandara, la sezione siciliana dell’Istituto nazionale di urbanistica (Inu), guidata dal professore dell’università di Catania Paolo La Greca, ha spedito una lettera al governatore Crocetta: «Il commissario - scrive - riceva il mandato specifico di proseguire l’azione amministrativa del sindaco Cambiano, continuando con le demolizioni. Il presidente faccia proprie le parole del ministro Graziano Delrio che nell’esprimere solidarietà a Cambiano ha affermato che le demolizioni sono l’unico strumento valido per combattere in modo efficace e definitivo l’abusivismo edilizio». (è tutt'ora sotto scorta) e subito l’incendio di due case della sua famiglia; ma era andato avanti fino a due settimane fa, quando 21 consiglieri comunali, uno in più della maggioranza dei due terzi richiesta, l’avevano mandato a casa.
La mozione di sfiducia non faceva riferimento alle demolizioni ordinate dalla magistratura e fatte eseguire dal sindaco, ma puntava su scelte amministrative considerate sbagliate dai 16 firmatari dell’atto. «Il vero motivo lo sanno tutti qual è - aveva detto Cambiano, annunciando che avrebbe impugnato la decisione del Consiglio - Quello riportato nella mozione è una bugia». E chiamò in causa il ministro Angelino Alfano, che dopo le ripetute minacce ricevute dal sindaco era andato a Licata a manifestargli solidarietà: «Lui ci ha messo la faccia, è vero, però i consiglieri comunali del suo partito hanno votato la sfiducia».
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