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Lettere anonime alla Procura di Agrigento, i pm: "Adesso basta"

In Procura, ad Agrigento, arrivano in media due, tre, lettere anonime a settimana. Anche stamattina il procuratore aggiunto Salvatore Vella ne ha trovata una sulla sua scrivania. "È l'ennesimo caso in cui qualcuno non mettendoci il nome, non mettendoci la faccia, racconta di malaffari in uno dei Comuni della provincia di Agrigento, facendo nomi e cognomi - ha spiegato il procuratore aggiunto - . Questo non è più il modo. Il modo è denunciare, raccontare a viso aperto quello che succede. Soltanto così potremo cominciare, in questo territorio, a parlare di imprenditoria pulita, di imprenditoria onesta e a dare visibilità e importanza alla politica pulita rispetto a chi ricopre ruoli per tentare di lucrare dalle funzioni pubbliche".

"Dalle denunce anonime, in cui si raccontano i fatti e non ci si mette la faccia, bisogna passare - ha lanciato un vero e proprio appello il procuratore aggiunto - da quest'altra parte. Questo modo di pensare non riguarda soltanto i cittadini comuni, mi è capitato anche di associazioni antiracket che venivano a raccontare, in maniera anonima, dei fatti".

"Sono convinto - ha continuato Vella - che come ha fatto l'associazione antiracket di Gela (Cl) che racconta il successo delle iniziative sulle legalità, degli incontri a scuola, degli incontri con gli imprenditori, si debba poi passare anche ai modi concreti. Vanno bene i convegni, vanno bene gli incontri, ma tutto questo ha un senso quando cominci a convincere i tuoi associati, gli imprenditori, i cittadini a raccontare, a denunciare senza celarsi nell'anonimato".

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