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Migranti, il Vaticano elogia la parrocchia di Lampedusa: "Esempio di accoglienza"

La parrocchia di San Gerlando a Lampedusa

La parrocchia di Lampedusa è un esempio per l’accoglienza e l’integrazione. Lo dice padre Michael Czerny, gesuita, sotto-segretario del dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, secondo cui il modello utilizzato dalla parrocchia di Lampedusa per gestire le necessità dei migranti e quelle dei poveri italiani può essere una buona prassi da replicare.

Padre Czerny - riferisce il sito della Santa Sede Vatican News - ha trascorso la Settimana Santa e la Pasqua ospite del parroco di San Gerlando (la parrocchia di Lampedusa) e qui dice di aver appreso «un modo efficace per offrire un’accoglienza che vada oltre l’emergenza, assicurando soluzioni durature. Nel suo intervento alla Scuola di Alta formazione in sociologia del territorio che si svolge dal 13 al 20 settembre a Lampedusa, padre Czerny ha affermato che ogni donazione ricevuta dalla parrocchia di Lampedusa viene equamente divisa: 50% per soddisfare le esigenze dei migranti giunti nell’isola e 50% per assistere i poveri locali. Questo sistema - che potremmo definire «50/50» - è concreto ed efficace - ha detto - e promuove soluzioni di accoglienza e inclusione durature». «La migrazione è un’enorme sfida del mondo di oggi, è una priorità assoluta per la Chiesa», ha ribadito parlando alla cittadinanza in un incontro pubblico, insieme al parroco don Carmelo La Magra. «Il nostro sconcerto e il nostro disorientamento generale - ha affermato - si deve soprattutto alla preoccupante diffusione della cultura dello scarto e all’economia che uccide». Riguardo ai quattro verbi «accogliere, proteggere, promuovere e integrare» che riassumono le risposte della Chiesa al fenomeno della migrazione, - riporta il Sir - padre Czerny ha precisato: «Migranti e rifugiati hanno diritto a una prima sistemazione in spazi adeguati e decorosi, grazie a programmi di accoglienza diffusa, evitando così i grandi assembramenti di persone, i quali spesso finiscono per acuire le situazioni di vulnerabilità e di disagio delle comunità ospitanti. Vanno bandite le deportazioni di massa, mentre vanno promossi tutti i programmi tesi ad assicurare a migranti e rifugiati la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base. Vanno altresì preferite soluzioni alternative alla detenzione per i migranti in situazione irregolare».

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