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L'omicidio di Licata, la vittima raggiunta da una pioggia di fuoco

LICATA. Una decina di colpi, sparati con una pistola calibro 9. È stata un’autentica «pioggia di fuoco» quella che è stata esplosa contro Angelo Carità, l’imprenditore agricolo sessantunenne di Licata che è stato ucciso nella mattinata di Pasquetta in via Re Grillo, una perpendicolare di via Palma. Due i proiettili che hanno raggiunto l’uomo alla testa e lo hanno ucciso.

Una pallottola, invece, lo avrebbe preso in una spalla. Tanto è emerso - anche se la relazione verrà depositata in Procura nelle prossime settimane - dall’autopsia eseguita, all’obitorio dell’ospedale «San Giovanni di Dio» di Agrigento, dal medico legale Cataldo Raffino dell’università di Catania.

Raffino – incaricato dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dal sostituto Simona Faga, che si stanno occupando del fascicolo di inchiesta sul delitto di Pasquetta, - è lo stesso medico legale che si occupò, nel 2013, dell’esame autoptico su Giovanni Brunetto. Per l’omicidio di Brunetto, Angelo Carità era stato condannato, all’inizio di febbraio del 2017, dalla Corte di Assise di Agrigento, all’ergastolo con isolamento diurno per un anno. Carità su istanza dei difensori, gli avvocati Vincenza e Antonino Gaziano, era stato scarcerato per decorrenza dei termini.

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