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Omicidio del muratore di Favara, eseguita l'autopsia sulla vittima

FAVARA. Non una, ma due volte. La pistola – una semiautomatica, calibro 7,65, - con la quale è stato ucciso, giovedì scorso, il quarantunenne Emanuele Ferraro, si sarebbe inceppata due volte.

Il killer, che ha agito con il volto coperto, ha avuto – e lo dimostrano i fatti – la lucidità e la freddezza di superare «l’empasse» tecnica e riuscire a portare a termine il programmato piano criminale. Perché l’omicidio di via Diaz è stato «studiato» e i criminali – dovrebbero essere stati due - hanno atteso, a poche decine di metri dalla chiesa Madre di Favara, la vittima predestinata.

Ieri mattina, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo – che sta coordinando l’inchiesta, dopo la primissima iscrizione del fascicolo fatta dalla Procura della Repubblica di Agrigento che è competente territorialmente, - è stata eseguita l’autopsia. Il medico legale dell’università di Palermo, nominato e incaricato dalla Dda, ha eseguito l’esame autoptico sul cadavere del quarantunenne.

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