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La morte del pescatore di Porto Empedocle resta un giallo

PORTO EMPEDOCLE. Che cosa abbia fatto e dove sia stato, nelle ultime ore della sua vita, è chiaro. Gli agenti del commissariato «Frontiera» – coordinati dal vice questore aggiunto Cesare Castelli – sono riusciti, e lo hanno fatto nel giro di pochissimo tempo, a mettere dei punti fermi su quelli che sono stati gli ultimissimi spostamenti del pescatore quarantunenne Aristide Daino. Il pescatore che, venerdì mattina presto, è stato trovato cadavere nelle acque antistanti all’area portuale di Porto Empedocle.

Sono state acquisite anche le registrazioni di una telecamera di video sorveglianza che è posta a pochissima distanza dal punto esatto in cui è ancorato, come molti altri, il peschereccio sul quale l’uomo – originario di Favara, ma residente da tantissimi anni a Porto Empedocle – lavorava.

Le immagini, ieri, venivano passate accuratamente in rassegna e studiate anche in base all’orario. Perché, stando a quello che è emerso dall’ispezione cadaverica effettuata – su disposizione del sostituto procuratore di turno, titolare del fascicolo di inchiesta subito aperto – il corpo del quarantunenne sarebbe rimasta in acqua, prima di essere avvistata e recuperata, circa 10 ore.

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