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Il medico di Lampedusa Pietro Bartolo rinuncia alla candidatura con Liberi e Uguali

Pietro Bartolo

LAMPEDUSA. Ha passato la notte in bianco e alla fine ha deciso che la politica può attendere. Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa reso famoso dal film "Fuocammare» che ha vinto l’Orso d’oro a Berlino, non si candiderà alle prossime politiche.

«Il mio posto è qui, con gli isolani e i migranti», dice dopo aver telefonato a Pietro Grasso, a Massimo D’Alema (che si dice dispiaciuto, «ma ci aiuterà in un altro modo") e ad altri esponenti di Liberi e Uguali per comunicare loro il suo passo indietro, quando appariva certo che il dottore dei migranti, dalla sua trentennale trincea di Lampedusa, fosse uno dei candidati di punta della formazione politica guidata dal presidente del Senato anche se sembra, secondo rumors, non nelle liste siciliane. Ma LeU, assicura il medico, «resta il mio partito».

Bartolo ritiene di essere più utile facendo il suo lavoro di sempre, tra il poliambulatorio dell’isola e il molo Favaloro dove presta le prime cure a chi, barcollando, mette i piedi sulla terraferma. «Forse ho un pò deluso le persone che mi avevano offerto questa opportunità, ma credo che abbiano capito. Faccio il medico da 30 anni e il mio impegno continua qui, fino a quando nessun migrante morirà più in mare e potrà arrivare in sicurezza sull'isola».
Soltanto pochi giorni fa, alla presentazione di LeU, il medico di Lampedusa aveva infiammato la platea, esclamando i nomi di Speranza, Fratoianni, Civati, «voi ragazzi giovani e bravi», invitandoli a impegnarsi per «porre fine a questa brutta pagina dell’umanità», ai morti in mare. Di cadaveri Bartolo ne ha visti tanti: spettava a lui fare la conta dei morti, ora nel suo poliambulatorio, ora nell’hangar dell’aeroporto dove vennero portati anche i 366 morti del naufragio del 3 ottobre 2013.

Poco più di un anno fa fu lui stesso a rivelare che lo Stato non l’aveva mai pagato per le centinaia di ispezioni cadaveriche che gli erano state richieste. Non era una questione economica, spiegò, ma etica. I soldi li avrebbe devoluti per i migranti curati nel corso di lustri. Sono passati 15 mesi ma di quel denaro non c'è traccia: «Aspetto - dice Bartolo - prima o poi me li dovranno dare e li metterò a disposizione di chi ne ha bisogno».

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