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Auto-riciclaggio e ricettazione, imprenditore di Marsala a processo

Tribunale di Marsala

MARSALA. E’ stato avviato, al Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Lorenzo Chiaramonte), il processo in cui sono imputati Michele Licata, 54 anni, imprenditore marsalese, ex leader nel settore ristorazione-alberghiero, indagato della guardia di finanza per una mega-evasione fiscale, truffa allo Stato e malversazione (accuse che il 2 dicembre 2016 sono sfociate in una condanna a 4 anni, 5 mesi e 20 giorni di carcere), con altri sei familiari, nell’ambito di un altro procedimento, scaturito dal primo, per auto-riciclaggio, ricettazione e violazioni finanziarie.

Tra la primavera e l’autunno del 2015, al gruppo sono stati sequestrati alberghi, ristoranti, beni mobili e immobili, quote sociali, titoli e denaro per circa 130 milioni di euro. Le aziende operano in amministrazione giudiziaria.

Nel primo filone, sono state condannate, per alcuni capi d’imputazione, anche le figlie di Licata. Nel frattempo, dalle indagini è emerso che l'imprenditore, per evitare, secondo l’accusa, di subire ulteriori sequestri, avrebbe tolto somme di denaro dai sui conti correnti per versarli su quelli di suoi familiari (la moglie, la madre e la figlia) fino a quel momento non indagati, ma per questo chiamati a rispondere del reato di ricettazione, come pure un'altra figlia e il genero.

Sette sono, dunque, in totale, i componenti del nucleo familiare Licata sotto processo. L'indagine delle Fiamme Gialle fu coordinata dall’allora procuratore Alberto Di Pisa (cui, lo scorso anno, è subentrato Vincenzo Pantaleo) e dal sostituto Antonella Trainito.

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