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Un collaboratore potrebbe fare luce su vecchi delitti nell'Agrigentino

BIVONA. Si squarcia il velo dell’omertà che potrebbe portare ad una svolta nelle indagini relative agli omicidi che si sono registrati nell’Agrigentino nei primi anni 90 tra Bivona, Alessandria della Rocca e Cammarata.

A “vuotare il sacco” ci sta pensando il nuovo collaboratore di giustizia Pasquale Di Salvo, l’ex poliziotto che ha fatto da scorta al giudice Giovanni Falcone, poi affiliato a Cosa nostra, che dallo scorso mese ha iniziato a collaborare con i magistrati riempiendo pagine e pagine di verbali sulle dinamiche mafiose nella zona di Bagheria. Il “pentito” nella deposizione ai magistrati sta svelando anche alcuni retroscena su fatti di sangue avvenuti nei primi anni 90 che riguarderebbero alcuni omicidi commessi nella zona dei monti Sicani, della Bassa Quisquina. Di Salvo nel corso dei suoi interrogatori sta rivelando alcuni legami che, in quegli anni, c'erano tra esponenti di cosa nostra bagherese e la mafia operante nell'agrigentino, la quale – sempre secondo le dichiarazioni del collaboratore - si sarebbe rivolta proprio ai palermitani per compiere gli omicidi avvenuti in quei Comuni. E c’è di più. L’ex poliziotto avrebbe dichiarato di aver partecipato direttamente a quei fatti di sangue come esecutore materiale degli omicidi. A Cianciana era Giovanni Pollari, morto in carcere per cause naturali, dove si trovava recluso al regime del 41 bis, a guidare il mandamento mafioso.

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