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Agrigento, in aula l'ispettore che capì l'inganno

AGRIGENTO. Gli imputati al telefono pensavano di farlo rabbuonire «da qualcuno che lo conosce bene». In realtà avevano fatto male i conti e quando se ne accorsero lo definirono «un bastardo che si merita legnate».

L'ispettore dell'Inps Giuseppe Tinaglia aveva capito che i suoi accertamenti avevano portato a scoprire un'azienda fantasma. Una società che non aveva sede, non aveva lavoratori e non svolgeva nessuna attività. Esisteva solo sulla carta con la finalità di stipulare finti rapporti di lavoro e lucrare su falsi infortuni e indennità di disoccupazione. Ieri mattina il funzionario è stato ascoltato al processo "Demetra", dove sono imputati in cinquantatrè fra imprenditori, faccendieri e medici. Questi ultimi, sostiene l'accusa, avrebbero certificato le false patologie per gli infortuni inesistenti che servivano per ottenere gli indennizzi. Tinaglia scoprì una delle presunte false aziende che sarebbero state riconducibili all'imprenditore Giorgio Lo Presti.

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