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Via Panoramica, operai in azione nella Valle

AGRIGENTO. Il cantiere è stato aperto. Gli operai hanno iniziato, l'altro ieri mattina, a rimuovere la vegetazione nell'area circostante al blocco del costone dove si è verificato il distacco e poi, capillarmente, verrà ripulito tutto o quasi il pendio. Un'operazione indispensabile per avere contezza definitiva delle condizioni "di salute" del costone che sovrasta la Panoramica dei Templi ed accertare se e quanti altri blocchi rischiano di distaccarsi. A curare tutti gli interventi è, naturalmente, l'ente Parco archeologico di Agrigento. «Hanno iniziato oggi (ieri ndr.) materialmente gli interventi di decespugliamento e rimozione della vegetazione - ha spiegato Giuseppe Parello, direttore del Parco archeologico - . Al momento non possiamo fare supposizioni sui tempi, dipende tutto da quello che troveremo. E' essenziale capire a cosa siamo davanti. Siamo operativi al massimo. Lo siamo stati da subito dopo il cedimento».

La strada provinciale numero 4, ossia la Panoramica dei Templi, è chiusa alla circolazione stradale dallo scorso 19 dicembre, da quando un gigantesco masso si è staccato dal pendio ed è ruzzolato fino a valle, ma senza invadere la carreggiata. Un'ordinanza urgente del direttore dell'area tecnica del Libero consorzio comunale adottata a tempo indeterminato per tutelare la pubblica incolumità. Soltanto quando saranno rimossi completamente i potenziali pericoli - rendono, infatti, noto dall'ormai ex Provincia regionale di Agrigento - la strada provinciale verrà riaperta. Rimossa la vegetazione che ricopre il costone e i detriti minuti di roccia che sono presenti nella zona, si potrà avere contezza di quali siano le reali condizioni.

«Soltanto dopo questa pulizia - ha spiegato ieri il direttore del Parco archeologico - con l'impiego di rocciatori, ossia di personale altamente specializzato, sarà possibile individuare con esattezza gli interventi da effettuare per evitare ulteriori crolli, anche di modesta entità». Le ipotesi che ancora tengono piede sono quelle del disgancio, ossia dell'eliminazione, facendoli crollare, degli eventuali massi in precarie condizioni di stabilità, o della chiodatura del versante che risulterà essere a rischio. «I rocciatori - ha concluso Parello - andranno a vedere da vicino e soltanto allora, dopo le loro valutazioni, avremo un quadro chiaro su come intervenire. Non possiamo, naturalmente, anticipare i tempi».

Il grosso blocco calcarenitico crollato lo scorso 19 dicembre faceva parte di un'antica frana. Il cedimento è avvenuto a circa 500 metri dall'ingresso della zona dei Templi, lato Giunone, ma non ha interessato la collina sulla quale sorge il tempio dedicato proprio a Giunone. Si tratta di un distacco comunque, per come aveva evidenziato fin dalla ore immediatamente successive il direttore del Parco, che non ha nessuna vicinanza con il patrimonio archeologico, né con le aree di visita che sono rimaste, naturalmente, aperte e pronte ad ospitare i visitatori.

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