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Tangenti ad Agrigento, assoluzioni eccellenti

Otto assoluzioni e tre condanne ma solo per l'accusa di abuso di ufficio: tutti scagionati dalle accuse più gravi di corruzione. Il giudice dell'udienza preliminare Giuseppe Miceli ha emesso il verdetto dei due tronconi processuali dell'inchiesta «Duty free» che ipotizza un giro di tangenti all'Agenzia delle Entrate di Agrigento in cambio di favori e annullamenti di sanzioni tributarie.

Gli imputati dello stralcio abbreviato erano undici e dell’ipotesi accusatoria iniziale resta in piedi, al momento, davvero poco. Per altri dodici del tredici imputati che non hanno chiesto riti alternativi ci sarà comunque un dibattimento perché il giudice ha disposto il rinvio a giudizio. Uno degli episodi principali dell’inchiesta che il 10 dicembre di due anni fa fece scattare undici misure cautelari eseguite dalla guardia di finanza, fra carcere, arresti domiciliari e misure minori, riguardava l’assunzione alle dipendenze di Girgenti Acque, la società che gestisce il servizio idrico in molti comuni della provincia di Agrigento, della trentenne Francesca Leto, praticante avvocato figlia del direttore dell’Agenzia, Pietro Pasquale.

L’imprenditore Marco Campione, legale rappresentante del colosso aziendale, e Leto, secondo l’accusa iniziale che non ha retto al vaglio del processo, avrebbero barattato l’assunzione con l’annullamento di una sanzione di 44 mila euro comminata alla società dell’imprenditore. Michele Daina, 64 anni, di Agrigento, storico ragioniere del gruppo Campione, era accusato di avere avuto un ruolo nell’accordo corruttivo fra Leto e il proprio datore di lavoro. Il giudice li ha assolti tutti. Sul banco degli imputati anche tre funzionari dell’ufficio (Aurelio Bruno, Francesco Caci e Antonino Migliaccio) e l’imprenditrice Vincenza Maria Lombardo, 52 anni, titolare di un noleggio di auto che avrebbe beneficiato di un illegittimo annullamento di una sanzione tributaria di oltre 200 mila euro.

Una vicenda a parte riguardava il presunto responsabile dell'Università telematica Unipegaso, Dario Peretti (che sostiene in realtà di non avere avuto questo ruolo),la moglie, nonché sua collaboratrice Vincenza Rubino, e il socio Salvatore Trupia. Peretti era accusato di corruzione perché avrebbe «venduto» un paio di esami universitari al funzionario dell'Agenzia delle Entrate, Giuseppe Castronovo. Rubino e Trupia erano accusati solo di falso, sempre in relazione alla vicenda dell'attestazione del superamento degli esami. Il giudice ha escluso tutte le accuse ad eccezione dell'abuso di ufficio legato alla vicenda dell'autonoleggio per il quale sono stati condannati Leto (un anno e quattro mesi), Lombardo (8 mesi) e Migliaccio (8 mesi). Il giudice ha disposto anche il pagamento del risarcimento dei danni di 30 mila euro da corrispondere all’Agenzia delle Entrate.

Il pm Andrea Maggioni, titolare dell'inchiesta, aveva chiesto 4 anni per Peretti, tre anni e quattro mesi per Pietro Pasquale Leto, due anni per Campione, un anno per la figlia di Leto, otto mesi per Lombardo e Migliaccio, un anno per Rubino e Trupia e l'assoluzione per Daina, Bruno e Caci: questi ultimi due coinvolti anche loro nella vicenda dell'autonoleggio. Il gup ha contestualmente disposto il rinvio a giudizio per dodici degli altri tredici imputati che non hanno chiesto riti alternativi. Si tratta diAntonio Vetro, 48 anni, di Favara, consulente del lavoro; Vincenzo Tascarella, 64anni, Giuseppe Cumbo, 65anni, Giuseppe Castronovo, 58anni, di Favara, Filippo Ciaravella, 65 anni, di Agrigento, Piera Callea, 52 anni, di Favara, Angelo Pagliarello, 60 anni, di Campobello; tutti funzionari dell’Agenzia; Salvatore La Porta, 43 anni, socio e amministratore della Metalmeccanica agrigentina; i medici Giovanni Crapanzano, 69 anni, di Favara, e Santo Pitruzzella, 67 anni, anche lui di Favara, accusati di avere rilasciato falsi certificati ad alcuni funzionari dell'Agenzia e i ristoratori favaresi Giuseppe Costanza, 33anni e il padre Salvatore Costanza, 67anni, accusati di avere rilasciato una falsa attestazione per dei rimborsi al funzionario Cumbo.

Per Giovanni Moncada, 57 anni, di Aragona, funzionario dell'Agenzia, accusato di falso in relazione a due provvedimenti di «acquiescenza» a una decisione della commissione tributaria, è stato disposto il non doversi procedere. Parziale proscioglimento per Castronovo con riferimento alla presunta attestazione del sostenimento di esami universitari per sé e per la moglie. Per tutti gli altri imputati- nella lista delle accuse anche alcune ipotesi di corruzione oltre che di falso e truffa - è stato disposto il rinvio a giudizio. La fase dibattimentale del processo è in programma a partire dal 26 febbraio davanti ai giudici della seconda sezione penale.

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