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"Coltellata dopo una lite", a Ribera gli indagati negano le accuse

RIBERA. Una lite violenta, a colpi di stecche da biliardo, che è degenerata.  È questa la descrizione che i fratelli Stefano e Vincenzo Scoma, di 22 e 30 anni, avrebbero dato di quanto accaduto venerdì scorso in quella sala da biliardo nella quale un ventiduenne riberese ha subito una coltellata e adesso si trova ricoverato, non in pericolo di vita, al Giovanni Paolo II di Sciacca. Il Gip del Tribunale di Sciacca, Roberta Nodari, ha convalidato gli arresti, mantenendo, però, i domiciliari soltanto per Stefano Scoma. Per il fratello, Vincenzo, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e dunque remissione in libertà. Il pm Alessandro Moffa aveva chiedesto i domiciliari per entrambi. L’avvocato Nicola Puma, che difende Stefano Scoma, precisa soltanto che il suo cliente “non ha mai preso un coltello al fratello per colpire l’altre persona”. E l’avvocato Accursio Piro, difensore di Vincenzo Scoma, aggiunge: «Il mio cliente non ha mai avuto un coltello».

I legali non vanno oltre, ma risulta evidente che ci sono ancora aspetti da chiarire nella vicenda e che la registrazione effettuata dalle telecamere a circuito chiuso della sala biliardo potrebbero contribuire a fare chiarezza. Le motivazioni della lite i carabinieri non sono ancora riusciti a spiegarle e su questo i difensori preferiscono non dire nulla. Secondo la ricostruzione operata dai carabinieri Vincenzo Scoma a un certo punto della lite avrebbe estratto dalla tasca un coltello a serramanico di genere vietato e il fratello Stefano glielo avrebbe strappato di mano, conficcandolo sulla schiena del giovane riberese.

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