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La casa del giudice Livatino sotto il vincolo storico-culturale

La soprintendenza di Agrigento aveva compiuto una istruttoria su richiesta dell'associazione d'impegno civico ed antimafia «Tecnopolis» e dell'associazione «Amici del Giudice Rosario Livatino» di Canicattì

CANICATTI'. L'assessorato regionale ai Beni Culturali ha decretato il vincolo storico-culturale dell'immobile in cui visse a Canicattì (AG) il giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990.

La soprintendenza di Agrigento aveva compiuto una istruttoria su richiesta dell'associazione d'impegno civico ed antimafia «Tecnopolis» e dell'associazione «Amici del Giudice Rosario Livatino» di Canicattì.

Il giudice venne ucciso da sicari mafiosi mentre si recava al tribunale di Agrigento dove era impegnato in indagini patrimoniali sulla criminalità mafiosa.

Un convegno, organizzato dal neo costituito Centro Studi che si è dato il suo nome, lo ricorderà il 18 settembre alla Camera nel venticinquesimo anniversario della morte. L'obiettivo del convegno è una riflessione laica sulla relazione tra fede, etica e diritto.

La figura di Livatino, infatti, «è  sintesi fra competenza, dedizione e riservatezza, del suo
essere giudice fondato su saldi principi etici, e del suo cammino di cristiano - sostengono gli organizzatori - che lo ha portato a essere definito da S. Giovanni Paolo II 'martire della
giustizia e indirettamente della fede».

Ad aprire il convegno sarà il presidente del Senato, Pietro Grasso. Tra i partecipanti sono previsti il ministro della Giustizia, Orlando, il presidente della Commissione parlamentare
antimafia, Bindi, il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Legnini e il procuratore della Repubblica di Palermo Lo Voi.

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