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Un’antica discarica fa scoprire la vera origine del mandorlo: greco e non arabo

Rinvenuta anche una struttura termale. E nella zona, da domani, arrivano i «generalissimi» di Google

Ad Agrigento hanno trovato una discarica di rifiuti. Ed è una buona notizia, finalmente. Non è abusiva, anche se non autorizzata. Non in bella vista, nè maleodorante. È stata riportata alla luce nel cuore della Valle dei templi dove gli operai del Parco hanno ritrovato resti di verdure, frutta, scarti di animali ed ossa. Secondo gli archeologi risale al periodo tardo romano quando le case d'Akragas venivano continuamente restaurate, spesso con bellissimi pavimenti musivi, dai possessores pur impoveriti rispetto ai fasti del passato.

La scoperta è di pochi giorni fa. Non è stato rinvenuto un Telamone o un tempio, nè una statua degli antichi dei. Ma dietro alle mura del Museo di San Nicola con la spazzatura che proviene dai millenni è riaffiorata la verità sui mandorli di Agrigento. «Non è vero - dice Giuseppe Parello, direttore del Parco archeologico - che gli alberi di ’mennula sono arrivati ad Agrigento in groppa ai cavalli montati dagli arabi. Il ritrovamento dimostra che le prime coltivazioni risalgono a molti secoli prima». Dai greci, appunto, che a loro volta avevano conosciuto le mandorle grazie ai Fenici, mentre poi i romani le chiamavano «noci greche».

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