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Palma di Montechiaro, omicidio Amato: condanna confermata per Bonfanti

La pena è stata ridotta dai 18 ai 16 anni di carcere. Processo da rifare invece per il tentativo di uccidere il figlio Diego che non riuscì perché il trentenne restò solo ferito

AGRIGENTO. Confermata la condanna per l'omicidio del sessantaquattrenne Nicolò Amato, processo da rifare per il tentativo di uccidere il figlio Diego che non riuscì perché il trentenne restò solo ferito. Per effetto dell'annullamento parziale della sentenza, che porterà all'istruzione di un nuovo procedimento, la pena a carico di Raimondo Bonfanti, 28 anni, di Palma, è stata ridotta da 18 anni di reclusione a 16 anni, due mesi e venti giorni.

Il verdetto è stato annullato relativamente al tentato omicidio, con restituzione degli atti alla Procura di Agrigento, perché secondo i giudici Raimondo Bonfatti avrebbe concorso in maniera materiale e non morale nella sparatoria al figlio della vittima. Di conseguenza, su un piano tecnico, è necessario azzerare il procedimento. Questo l'esito del verdetto del processo a carico del palmese, unico imputato perché - contrariamente al padre Vincenzo e al fratello Nicola che sono stati condannati a 30 e 27 anni di carcere - ha scelto il giudizio abbreviato che prevede anche la riduzione di un terzo della pena.

L'agguato, deciso per vendicare alcuni contrasti di natura economica, è scattato il 22 aprile del 2011. Amato, che affittava ai Bonfanti i locali del bar pizzeria "La Fontana", a Palma, non avrebbe ricevuto i soldi relativi al pagamento di alcune bollette e avrebbe deciso di vendicarsi mettendo i lucchetti alle saracinesche.

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