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L'arcivescovo di Agrigento: "L'Europa adotti misure per alleviare le sofferenze"

AGRIGENTO. Immigrazione, l’Europa artefice di due guerre mondiali rischia di diventare complice di un genocidio senza fine. Con accuse forti, rilanciate in questi giorni anche da Emma Bonino. Allora le vite umane finirono strozzate dalla follia umana dentro i forni crematori. E tanti ne furono costruiti. L’Auschwitz di oggi si chiama Canale di Sicilia. La Chiesa la considera un «cimitero liquido». I più laici più semplicemente «forno» come quello dei lager, appunto. Migliaia i morti, un elenco senza fine e spesso senza nomi: solo numeri soffocati dall’indiffenza e da un sentimento di intolleranza che spesso rischia di trasformarsi in xenofobia. Dal 1988 ad oggi i dati dell’Alto commissariato parlano di 23 mila immigrati morti durante la traversata. Stragi annunciate, sotto gli occhi del mondo. E fu all’intero pianeta che Papa Francesco nel luglio del 2013 da Lampedusa si rivolse per tamponare questa emorragia di vite umane. Pensieri e appelli che il neo cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, ha ripetuto anche al Parlamento europeo. Parlando in nome di Dio, in nome della Santa Sede.

Eminenza, cosa ha detto al Consiglio d’Europa a Strasburgo?
«Ho detto che le migrazioni sono oggi, per l’Europa, la più grande sfida umana. E che la Santa Sede auspica che gli Stati membri europei possano condividere efficaci misure comuni per affrontare questioni di prioritaria importanza, come l’assistenza di emergenza ai richiedenti asilo e la creazione di canali umanitari per facilitare le procedure burocratiche e ridurre i centri di detenzione, la protezione dei minori non accompagnati, il ricongiungimento familiare e il contrasto alla migrazione irregolare per vincere la battaglia contro il contrabbando e il traffico di esseri umani, che il Santo Padre Francesco ha definito "piaga vergognosa del nostro tempo". Le misure normative, che l’Unione Europea è chiamata oggi ad assumere in campo migratorio, possono diventare un modello per altre aree del mondo, se non dimenticano la storia di grande esperienza umanitaria del continente europeo e le sue radici nel rispetto della dignità di ogni persona».

...l’Uomo al di sopra di ogni cosa, senza distinzione di colore, razza, provenienza. Tutti uguali perché figli dello stesso Dio...
«Esatto, e tra gli uomini chi soffre di più, chi è più afflitto dalle afflizioni ha necessità di maggior riguardo. Il Vangelo è per gli ammalati, per gli ultimi. Per questo siamo tutti consapevoli che non si può abbassare la guardia sulle nuove fragilità e sulla povertà degli immigrati».

Per esempio?
«Penso al tema della casa: l'85% degli immigrati è in affitto; penso alla precarietà e alla mobilità del lavoro che caratterizza un milione di lavoratori immigrati e che impedisce i ricongiungimenti familiari. La precarietà e l'irregolarità lavorativa esigono che si affronti il tema dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro, dentro un quadro di regolamentazione dei flussi. È una prospettiva nuova che richiede un cambiamento legislativo, ma soprattutto chiede la consapevolezza che non possono esistere situazioni riconosciute di illegalità e di sfruttamento lavorativo, che non permettono la cittadinanza e la tutela, o alimentano mafie, corruzione e sfruttamento a danno del Paese ospitante, oltre che degli stessi immigrati. Soprattutto, non può venir meno un piano di protezione dei più deboli».

Lei ha spesso rivolto il suo sguardo anche nei confronti della fascia più debole dell’immigrazione, e cioè i minori, alle donne...
«Vanno adottati adeguati programmi per i 18.000 minori non accompagnati che sono arrivati in Italia nel 2014. Penso alla prostituzione, di strada e non, di 50.000 donne di 60 nazionalità, con un’età media di 21 anni; penso alla crescita di disturbi psichici nel mondo adolescenziale e adulto, soprattutto femminile; penso al peso sempre più grave degli aborti delle donne straniere sul numero totale degli aborti; penso alla crescita dell’abbandono scolastico dei bambini stranieri; penso alle decine di cadaveri di stranieri morti tragicamente in Italia e che, per mancanza di risorse o impossibilità d'identificazione, non vengono rimpatriati».

E sepolti in fosse comuni nei cimiteri...
«La dignità della persona umana e la sacralità della vita richiedono una riflessione critica, che coinvolga tutte le componenti delle comunità più vicine ai migranti, nei Paesi di origine, di transito e di destinazione dei flussi migratori. Inoltre, va incoraggiata la molteplicità delle responsabilità, in cui le istituzioni internazionali, le autorità nazionali e locali, la società civile, le associazioni e i singoli individui si sentano chiamati a lavorare in sinergia per evitare che la migrazione diventi l’unica scelta possibile».

Insomma, lei a Strasburgo ha tracciato una linea guida, ha indicato un elenco di cose. Essenziali, ma che tengono al centro la dignità della persona...
«Le migrazioni sono oggi, per l’Europa, la grande sfida umana. Molti cercano di portare, in questa situazione, il proprio contributo, e molto c’è da fare. Diceva Papa Francesco, nell'incontro del 12 gennaio scorso con il Corpo Diplomatico: ”Nel ringraziare quanti, anche al costo della vita, si adoperano per portare soccorso ai rifugiati e ai migranti, esorto tanto gli Stati quanto le Organizzazioni internazionali ad agire con impegno per risolvere tali gravi situazioni umanitarie e a fornire ai Paesi di origine dei migranti aiuti per favorirne lo sviluppo socio-politico e il superamento dei conflitti interni, che sono la causa principale di tale fenomeno. (…) ciò consentirà ai migranti di tornare un giorno nella propria patria e contribuire alla sua crescita e al suo sviluppo”. Per questo motivo, è opportuno incoraggiare l’adozione di politiche sovranazionali concertate, che tengano in debita considerazione il riferimento al principio della centralità della persona e la dignità di ogni vita umana, in modo che qualsiasi soluzione proposta non sia in contrasto con la natura più profonda dell’essere umano e con la sua vocazione a costruire relazioni di solidarietà. La dignità della persona umana e la sacralità della vita richiedono una riflessione critica, che coinvolga tutte le componenti delle comunità più vicine ai migranti, nei Paesi di origine, di transito e di destinazione dei flussi migratori».

In sintesi, l’emergenza immigrazione, non si supera solo a colpi di Frontex e Mare Nostrum, ma con un pensiero di pace che fa sentire tutti gli uomini uniti sotto lo stesso cielo e con una voglia di fraternità che supera le barriere...
«Al Consiglio d’Europa ho parlato anche per metafore ed ho consegnato ai parlamentari una citazione tratta da uno scritto di Antoine de Saint-Exupery: "Costruire la pace, significa costruire una stalla abbastanza grande affinché l’intero gregge vi si addormenti. Significa costruire un palazzo abbastanza vasto affinché tutti gli uomini vi si possano raggiungere senza abbandonare nulla dei loro bagagli. Non si tratta di amputarli per farli stare tutti dentro. Costruire la pace, significa ottenere in prestito da Dio la sua mantellina di pastore per poter accogliere gli uomini in tutta la vastità dei loro desideri". Insieme, ciascuno per la sua parte, possiamo impegnarci perché sia una realtà per tutti. Al Consiglio d’Europa ho parlato anche di Lampedusa e dei lampedusani. Sono diventati dei maestri di vita perchè ci insegnano che, come non si possono fermare i sogni e il vento, così non si può fermare la storia».

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