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Favara, crollo di via del Carmine: "Tragedia imprevedibile"

FAVARA. Due imputati si difendono. Al Comune, nel periodo in cui hanno lavorato, «non c’erano fascicoli che segnalavano situazioni di particolare fatiscenza di quegli immobili». È arrivato al giro di boa il processo per il crollo della palazzina di via del Carmine, dove il 23 gennaio del 2010 restarono uccise le sorelline Chiara e Marianna Bellavia di 3 e 14 anni. Nelle scorse udienze erano stati ascoltati i consulenti tecnici. In quella successiva saranno sentiti i primi testi della difesa.

Sul banco degli imputati siedono gli ex sindaci Carmelo Vetro e Lorenzo Airò, la proprietaria e il possessore dell’immobile Rosalia Presti e Antonio Noto; nonché sei fra dirigenti ed ex dirigenti dell’Utc di Favara: Francesco Criscenzo, Giacomo Sorce, Sebastiano Dispenza, Pasquale Amato, Alberto Avenia e Antonio Grova. Ieri è stato sentito Amato che, peraltro, da quasi due anni è sindaco di Palma di Montechiaro. «Nel periodo in cui ho lavorato all’interno dell’ufficio tecnico – ha detto rispondendo al proprio difensore, Enrico Quattrocchi – ho cercato di riorganizzare anche il monitoraggio degli immobili a rischio. Non c’erano segnalazioni particolari di pericolo in quel momento».

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