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Droga tra Palermo e Ribera, in codice diventava "fave e polpette"

Sei persone sono state arrestate

RIBERA. Poco prima delle 16 del 9 febbraio del 2013, Giuseppina Caltagirone telefona al marito, Carlo Giardiello, che risponde, al cellulare, che aggancia la cella telefonica di San Giuseppe Jato, e lui comunica di avere acquistato: "polpette e fave". Un linguaggio convenzionale per indicare le sostanze stupefacenti, di diversa tipologia. Nessun dubbio per gli inquirenti. Poche intercettazioni nell'ordinanza di custodia cautelare, una cinquantina di pagine, ma una minuziosa ricostruzione delle singole vicende e del ruolo svolto da ognuno degli indagati. Felice Puccio sarebbe andato con Giardiello a Palermo, il 9 settembre del 2013, attendendolo sotto casa dei fornitori, mentre veniva perfezionato l'acquisto della droga. Dopo l'arresto di Giardiello, a settembre 2013, i coniugi Quattrocchi-Salpietra avrebbero contatto la moglie, Giuseppina Caltagirone, che, al telefono, avrebbe detto: "Si sono portati via tutto".

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