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Guasto alla culla termica, muore un neonato di Licata: tre rinvii a giudizio

I genitori originari di Licata. Sotto processo la ginecologa Maria Concetta Rotolo, il pediatra Antonino Cutaia e l’infermiere Giovanni Moscato

AGRIGENTO. La culletta termica nella quale il neonato doveva essere trasportato dall'ospedale San Giovanni di Dio al San Vincenzo di Taormina non funzionava e il tragitto si protrasse per ben sette ore. Troppo per tentare un intervento chirurgico: il cuoricino malato del piccolo Salvatore Aron smise di battere tre giorni dopo. Per quella morte sono stati rinviati a giudizio, con l'accusa di omicidio colposo, due medici e un infermiere dell'ospedale agrigentino. Si tratta della ginecologa Maria Concetta Rotolo, 57 anni; di Antonino Cutaia, 58 anni, pediatra in servizio al reparto di neonatologia, e dell'infermiere Giovanni Moscato, 47 anni.

La decisione di mandarli a processo - il dibattimento si celebrerà davanti al giudice Ermelinda Marfia - è del giudice dell'udienza preliminare Stefano Zammuto. La ginecologa (difesa dall'avvocato Silvio Miceli) è accusata di avere omesso, durante la gravidanza, di eseguire alcuni accertamenti che avrebbero consentito di diagnosticare la grave disfunzione cardiaca (nota come Trasposizione delle grandi arterie) del feto. "La patologia - sottolinea il pm Silvia Baldi nella richiesta di rinvio a giudizio - se diagnosticata tempestivamente avrebbe consentito di sottoporre il neonato a immediate cure mediche che ne avrebbero evitato il decesso". Il pm sostiene che una corretta diagnosi avrebbe permesso di "programmare il parto in un ospedale munito di reparto di cardiologia pediatrica". Quel 17 giugno del 2011, invece, è necessario trasportare col 118 il piccolo, figlio di una giovane coppia di Licata, all'ospedale di Taormina attrezzato per l'intervento chirurgico.

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