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«Non rivelò segreti», assolto carabiniere di Sciacca

Ad accusarlo era stato il collaboratore di giustizia Calogero Rizzuto, uno tra i personaggi centrali dell’organizzazione mafiosa dell’area occidentale agrigentina

SCIACCA. Era accusato di rivelazione di segreto d’ufficio, ma è stato assolto perché il fatto non sussiste dal Tribunale di Sciacca il luogotenente dei carabinieri Carmine Antonio Melillo, di 55 anni, per anni in servizio alla compagnia dei carabinieri saccense. I fatti si riferiscono al maggio del 2007 quando Melillo, nell’ambito delle indagini dalle quali poi scaturì l’operazione antimafia denominata Scacco Matto, doveva procedere al recupero di un’apparecchiatura per intercettazioni ambientali che era stata installata su una Jeep Nissan di Pasquale Ciaccio, di Sambuca, poi arrestato e condannato con sentenza definitiva.

L’auto si trovava all’interno di un’autofficina e, secondo l’accusa, Melillo, violando i propri doveri d’ufficio e il segreto istruttorio, avrebbe agevolato la conoscenza del fatto da parte del meccanico che, a sua volta, lo avrebbe rivelato a Calogero Rizzuto, uno tra i personaggi centrali dell’organizzazione mafiosa che poi, nel 2009, si è pentito ed ha raccontato la vicenda. In questo processo Melillo era accusato di avere colposamente agevolato la conoscenza da parte di terzi soggetti di notizie d’ufficio. Il Tribunale di Sciacca ha accolto le argomentazioni difensive dei legali di Melillo, gli avvocati Giovanni Vaccaro e Michele Monteleone, che in discussione hanno introdotto taluni argomenti – di natura fattuale e giuridica – tendenti ad evidenziare l’assoluta correttezza dell’operato del luogotenente in relazione alle operazioni di polizia a suo tempo espletate. Rizzuto riferì su questo fatto anche nel dibattimento, attraverso il collegamento audiovisivo.

 

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