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Asp, presidi e proteste dei lavoratori precari dell'Asso

L’agitazione continuerà anche nei prossimi giorni per tenere alta l’attenzione sulla vicenda occupazionale. Sul posto anche agenti della Digos

AGRIGENTO. Il personale precario aderente all'Associazione Servizi Socio-sanitari organizzati, da ieri è all'interno dell'ospedale civile San Giovanni di Dio, per richiamare l'attenzione sulla drammatica situazione occupazione. Si tratta di persone che fino a qualche mese addietro, con contratti a termine per pochi mesi, svolgeva regolarmente servizio nelle varie divisioni dell'ospedale di contrada Consolida. Oggi, queste persone, anche in seguito alla conferenza Stato - Regioni da cui è scaturita la delibera 2683 del 17 giugno 2013 a firma dell'allora commissario Salvatore Messina, sono senza lavoro né, hanno prospettive per un immediato futuro.La delibera incriminata, infatti, agli articoli nove e 10 fa obbligo alle amministrazioni di utilizzare personale precario inserito nelle graduatorie interne. Al loro posto prestano servizio, con le stesse mansioni, personale proveniente dalle società partecipate della Regione Sicilia. Strutture che in questi ultimi anni sono servite a creare ancora precari.

«Le due società che forniscono personale all'ospedale di Agrigento - spiega Antonio Iacono, coordinatore dell'Asso afferma - sono la Sas (Servizio ausiliario Sicilia) nata dal fallimento di un'altra società, la "Multiservizi" e la Seus che gestisce il 118. Noi ci chiediamo perché questo personale viene mandato solo ad Agrigento, mentre nelle altre Asp siciliane tutto prosegue come in passato? Noi non vogliamo pagare il prezzo di una cattiva gestione della sanità siciliana. Chiediamo che ci venga restituita la nostra dignità di lavoratori, consentendoci di continuare il nostro lavoro che è stato e lo sarebbe ancora, l'unico sostentamento per le nostre famiglie"» Ieri mattina si sono dati appuntamento al San Giovanni di Dio per avviare una forte protesta: fare un presidio all'interno della cappella dell'ospedale, essendo ormai solo la Chiesa agrigentina al loro fianco. Giunti nella hall la sorpresa. La cappella era ermeticamente chiusa e dietro una delle due porte era affisso con il nastro adesivo, un foglio con la scritta a penna "Chiuso per motivi tecnici".

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