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Agrigento, l'appello del Prefetto: "Si faccia in fretta su Cupa e Cattedrale"

Un anno addietro il suo insediamento come prefetto. In pochi mesi, è riuscito a rivoluzionare l’approccio ai problemi del territorio e della gente

AGRIGENTO. È trascorso un anno esatto, da quando il 30 dicembre dello scorso anno, Nicola Diomede tornava ad Agrigento come prefetto. Un anno in cui sono stati scardinati vecchi e superati modi di approcciarsi ai problemi del cittadino, in cui sono stati accorciati i tempi per un colloquio col rappresentante dello Stato in provincia e in cui si sono riallacciati rapporti in parte sfilacciati, con il mondo sindacale, dell’associazionismo e del volontariato. In un anno, Diomede ha aperto le porte della prefettura in maniera concreta, abbracciando una per una, le tematiche che quotidianamente arrivano sul suo tavolo gestendole con uno stile che spesso travalica la formalità inproduttiva di precedenti gestioni. Ovviamente tanti i problemi affrontati, alcuni dei quali saranno sulla sua scrivania anche nel prossimo futuro.

«Fino ad oggi - ha detto Diomede - sono state fin troppe le riunioni svoltesi e risoltesi in un sostanziale nulla di fatto. Il mio auspicio è che si sposti la questione da Agrigento a Palermo ma non solo per discuterne ma per passare alla fase progettuale che porti all’inizio dei lavori». «Entro gennaio - ha spiegato il prefetto - avremo un incontro con il rettore dell’università di palermo La Galla per vedere come si può tradurre il percorso proposto nei giorni scorsi dal ministro Alfano per valorizzare il Cupa nonostante i tagli decisi da più parti». Diomede anticipa che verranno rafforzati e resi più incivi i controlli sugli extracomunitari che rimangono o transitano nelle città della provincia. La prefettura sta inoltre preparando un bando per la gestione di circa 1200 immigrati alla luce della scadenza delle attuali convenzioni. «La tariffa a base d’asta - anticipa - sarà di 35 euro al giorno per immigrato ma ovviamente a gestirlo non sarà una sola struttura. La migliore offerta al ribasso sarà quella che varrà per tutti gli altri. Rimane comunque da capire cosa ne sarà di Lampedusa che non può continuare ad essere l’unica piattaforma del Mediterraneo come è stato fino ad ora».

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