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Telefona il Papa e i precari dell'Asp di Agrigento ritrovano il lavoro

A buon fine la vicenda degli ausiliari ai quali la direzione generale non ha rinnovato il contratto a tempo determinato. L’appello fatto a Bergoglio

AGRIGENTO. Papa Francesco è solidale con i 100 ausiliari precari ai quali la direzione generale dell’Asp agrigentina non ha più rinnovato il contratto a tempo determinato. Il Papa ha fatto di più, ha telefonato ad uno di loro, Vincenzo Lucchese che fa parte dell’A.S.S.O. (associazione servizi socio-sanitari organizzata), autore della missiva, assicurando il proprio intervento.

Vincenzo Lucchese è lo zio di Laura e Carmelo Mulone i due bambini inghiottiti dalla colonna di fango, in seguito all’esplosione di un vulcanello delle Maccalube di Aragona il 27 settembre, ma è anche il cognato di Antonella Alfano la giovane assassinata dal compagno Salvatore Rotolo. La moglie di Vincenzo, Rossana, inoltre ha avuto seri problemi di salute ed è stata salvata in extremis. Lucchese, saputo che il Santo Padre avrebbe ricevuto i genitori delle due piccole vittime, è stato preso dal forte desiderio di scrivere al Papa, e ha dato alla sorella una lettera nella quale chiedeva un aiuto spirituale, lui che da più di un anno è senza lavoro e che in questi ultimi ha dovuto sopportare grandi tragedie.

Il 27 dicembre, a tre mesi dalla tragedia delle Maccalube quando Papa Francesco ha incontrato nello studio di Casa Santa Marta, in Vaticano, Giovanna Lucchese e Rosario Mulone, genitori di Carmelo e Laura, a conclusione della visita, la signora Giovanna ha consegnato al Santo Padre la lettera del fratello. Il Papa si è attivato ed a chiamato Vincenzo Lucchese.

Sarà un Capodanno sereno per i 130 lavoratori precari. In extremis il general manager dell’Asp, Salvatore Lucio Ficarra, è riuscito infatti a prorogare di 30 giorni, la scadenza dei contratti per questi lavoratori che altrimenti rischiavano il licenziamento in tronco. «Abbiamo proceduto – spiega Ficarra – alla proroga per un mese dei contratti a 130 lavoratori precari, accollandoci come azienda una spesa di circa 250 mila euro per il solo mese di gennaio del 2015. Siamo in attesa di conoscere le decisioni della Regione per cercare di capire quale soluzione applicare”.

 

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