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Summit dei sindaci agrigentini per dire «no» all’Ato idrico

L’assise arriva dopo una precedente che ha visto la presenza di una quindicina di primi cittadini provenienti da diversi centri dell’Agrigentino

RIBERA. La questione ”acqua salata”, per via soprattutto dei costi elevati sopportati dall’utenza, torna a far discutere i sindaci dell’agrigentino anche in periodo festivo.

Facendo seguito all’incontro tenuto lo scorso martedì sedici dicembre nella sala dei sindaci del Comune di Ribera, i primi cittadini dei ventisette comuni che fanno parte dell’Ato idrico e che hanno allora ceduto i propri impianti a ”Girgenti acque” per gestire il servizio idrico, torneranno a incontrarsi nella ”città delle arance”.

Lo faranno lunedì mattina su convocazione del sindaco di Ribera Carmelo Pace per decidere in concreto il da farsi per la fuoriuscita dall’Ato idrico di Agrigento. Alla base dell’intenzione manifestata in più di un’occasione dai sindaci dei comuni in questione c’è la constatazione che le Amministrazioni comunali che hanno ceduto gli impianti vanno a sopportare i costi della gestione complessiva dei servizi affidati e che avrebbero dovuto essere sopportati anche dai restanti comuni dell’agrigentino che hanno deciso di non cedere gli impianti e che nei giorni scorsi si sono riuniti a Burgio per valutare la loro posizione alla luce di alcune decisioni che imporrebbero loro di cedere, comunque, gli impianti in questione.

Secondo i sindaci (una quindicina si sono già visti nel corso del precedente incontro a Ribera) l’Ato idrico non ha ragione di esistere se, a differenza di quelle che sarebbero state le intenzioni del legislatore, ad esso non hanno partecipato tutti e 43 i comuni dell’agrigentino.

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