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I familiari di Antonella: «Faremo causa allo Stato»

Il legale dei parenti della commessa uccisa: «Contravvenendo a un obbligo dettato dall'Europa, non è stato istituito un fondo per le vittime dei reati comuni»

AGRIGENTO. Il 14 gennaio arriverà l'ultima sentenza su uno dei casi di cronaca più eclatanti degli ultimi dieci anni: la Suprema Corte sarà chiamata a pronunciarsi sulla vicenda giudiziaria scaturita dall'omicidio della commessa trentaquattrenne Antonella Alfano. Intanto i familiari della donna, attraverso i propri legali Sebastiano Bellanca e Simona Fulco, si preparano a una clamorosa iniziativa. «Faremo causa allo Stato - ha detto l'avvocato Bellanca - perché non ha istituito, contravvenendo a un obbligo dettato dall'Europa, un fondo per le vittime dei reati comuni che avrebbe potuto dare sostegno ai familiari della povera Antonella».

Il 27 giugno dell'anno scorso i giudici della Corte di assise di appello di Palermo hanno confermato la sentenza emessa un anno prima dal gup di Agrigento Valerio D'Andria che infliggeva al carabiniere quarantenne 18 anni di reclusione che sarebbero stati 27 senza la riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato. Salvatore Rotolo è accusato di avere ucciso la donna e poi tentato di simulare un incidente stradale. La sentenza definitiva dovrebbe arrivare distanza di quattro anni da quel 5 febbraio del 2011, quando fu ritrovato il cadavere carbonizzato di Antonella all'interno di una Fiat 600 in fiamme. L'utilitaria si trovava nel boschetto in fondo alla via Papa Luciani.

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