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Si dimette per la legge Severino, poi è assolto: Zambuto caso nazionale

Immediatamente dimessosi ancor prima che arrivasse la sospensione della carica. Assolto, infine, con formula piena, dalla Corte d'Appello

AGRIGENTO. «A pagarne il prezzo, salatissimo, di quanto accaduto è la mia città». Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento, dopo l'assoluzione piena - "perché il fatto non sussiste" - in Corte d'Appello, è diventato ormai un "caso" nazionale. Prima è stato citato, durante la trasmissione di Bruno Vespa "Porta a porta" dal premier Matteo Renzi. Nella tarda serata di giovedì, è stato ospite della trasmissione di Rai Due «Virus». Di fronte a lui, c'era anche l'ormai ex magistrato, sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Zambuto ha raccontato la sua storia. Prima condannato, in primo grado, per l'ipotesi di reato di abuso di ufficio, a due mesi e 20 giorni. Immediatamente dimessosi ancor prima che arrivasse la sospensione della carica per effetto della legge Severino. Assolto, infine, con formula piena, dalla Corte d'Appello di Palermo.

«Ho pensato che dovevo essere come la moglie di Cesare: - ha detto Zambuto al giornalista Nicola Porro, conduttore della trasmissione - non solo essere, ma anche apparire. Per questo mi sono dimesso. Lo dovevo ai miei elettori. Sono sempre stato sicuro della mia onestà». «Adesso la mia città è amministrata da un commissario straordinario nominato dalla Regione Siciliana - ha raccontato Zambuto - . E alla fine, dunque, è stata proprio la mia città a pagare il prezzo di quanto accaduto. La legge Severino - ha proseguito l'ex sindaco della città dei Templi - non funziona. Va cambiata. Non può succedere più che un amministratore locale, come è successo a me, venga sospeso per poi vedersi assolvere completamente, ossia con formula piena. E' una legge ingiusta». Nelle motivazioni di assoluzione di Marco Zambuto, i giudici hanno sottolineato la sua "onorabilità e l'incalcolabile danno politico subito.

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