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Burgio, sindaci contrari a cedere gli impianti idrici a Girgenti acque

BURGIO. Continua senza sosta la protesta dei "sindaci ribelli", così denominati per non aver consegnato gli impianti idrici dei loro comuni alla gestione di Girgenti acque. A seguito di una nota fatta pervenire agli stessi dall'Ato idrico di Agrigento, i sindaci di diciassette comuni dell'agrigentino, Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona, Burgio, Camastra, Cammarata, Cianciana, Joppolo Giancaxio, Menfi, Palma Montechiaro, San Biagio Platani, Santa Elisabetta, Santa Margherita Belice, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina, si sono riuniti il tre novembre scorso nell'aula consiliare di Burgio per far fronte a questa nuova emergenza. L'Assemblea, per iniziativa del sindaco della cittadina burgitana Vito Ferrantelli,ha preso in esame le pungenti questioni che riguardano la pressante vicenda della riconsegna delle reti idriche a Girgenti acque.

Già da tempo è in atto uno scontro durissimo fra la maggioranza dei sindaci e la quasi totalità delle popolazioni contro la presidenza dell'Ato idrico, l'Agenzia regionale per l'acqua e i rifiuti e la società Girgenti acque, alla quale è stata aggiudicata nel 2006, la gestione trentennale dei servizi idrici dell'intera provincia.L'aggiudicazione fu a suo tempo contestata e impugnata dai sindaci con ricorso tuttora pendente presso il Cga di Palermo. Risultato della riunione tenutasi a Burgio è stato un documento, sottoscritto e firmato da tutti i sindaci presenti, che considera nulla e illegittima la richiesta trasmessa dal Consorzio di Ambito di Agrigento del servizio idrico e formulata dal Commissario straordinario liquidatore che intende applicare, a rigor di legge, il decreto "Sblocca Italia" che dispone la revoca immediata dei finanziamenti per opere non immediatamente cantierabili. Manca poco ormai per il commissariamento della Regione per l'utilizzo dei fondi, circa 1,16 miliardi di euro, stanziati per la Sicilia dalla delibera Cipe 60/2012 che finanziava interventi su reti idriche, depuratori e fognature. Stando alla legge regionale, quelle risorse potrebbero essere salvate all'ultimo momento in quanto al definanziamento potrebbe subito seguire l'istituzione di un fondo ad hoc che, a sua volta, richiederebbe il fallimento e quindi la messa in liquidazione degli ATO.

 

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