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Scala dei Turchi, i turisti rubano la marna bianca della scogliera

Molti pensano che faccia bene alla pelle. Ordinanza del sindaco Puccio: sanzioni fino a 500 euro per chi stacca i sassi

REALMONTE. A partire dal VII secolo fu approdo sicuro per i saraceni che sbarcavano nell'isola, seminavano il terrore delle popolazioni locali e facevano razzia dei beni del territorio. Poi a mettere in serio pericolo la Scala dei Turchi, a partire dagli anni '80 fino ai giorni nostri, è stata la cementificazione selvaggia, che ha peraltro reso famoso questo angolo di paradiso nel Mediterraneo, oggi considerato dagli utenti di Tripadvisor tra i luoghi da visitare più belli del mondo. Già liberata da alcuni ecomostri, però, continua ad essere preda di nuovi «palazzinari», altre inchieste antiabusivismo sono in corso da parte della Procura della Repubblica di Agrigento. Ma la Scala dei Turchi è in pericolo non solo per il cemento selvaggio. A ferirla quotidianamente sono anche quei turisti che la sfruttano in maniera impropria, tanto che il sindaco sta predisponendo nuove norme comportamentali per potere fruire della Scala dei Turchi. Sarà pugno duro contro chi rimuove pezzi di marna dalla scogliera bianca più famosa d’Italia, candidata a diventare patrimonio dell’umanità con il sigillo dell’Unesco, per cospargerla sul proprio corpo convinto che faccia bene come l'argilla, mentre è vero il contrario, causa irritazione e secchezza della pelle, come spiegano i dermatologi. Dopo avere emesso un’ordinanza che prevede sanzioni fino a 500 euro per chi stacca la marna dalla Scala dei Turchi, il sindaco di Realmonte, Piero Puccio, ha allertato il governo regionale, che ha competenza sul demanio marittimo. «L’assessore regionale al Territorio e Ambiente Maria Rita Sgarlata ha assicurato il suo impegno - spiega il primo cittadino - per individuare soluzioni finalizzate alla salvaguardia della Scala dei Turchi anche per quanto riguarda la rimozione della marna, roccia bianca composta da calcare, carbonato di calcio e solo in minima parte da residui argillosi. Intanto, l’amministrazione comunale, dopo avere varato l’ordinanza, sta predisponendo dei cartelli con alcune norme comportamentali da fare rispettare alla Scala dei Turchi. Purtroppo, avendo soltanto un vigile a disposizione, non è assolutamente facile effettuare i controlli ed infliggere le sanzioni. Poco possono fare i volontari della Protezione civile impegnati in spiaggia contro questo fenomeno. Serve per questo l’aiuto della guardia costiera. Credo - aggiunge il sindaco - che così come è successo per le auto che posteggiavano in spiaggia alle Pergole, serva il pugno duro da parte delle forze dell'ordine».
«Il sito della Scala dei Turchi è un posto meraviglioso, un patrimonio che dobbiamo salvaguardare perché rappresenta una ricchezza per questo territorio», ha dichiarato l'assessore Sgarlata, durante un recente sopralluogo a Realmonte.
Interviene, chiedendo una presa di posizione dello scrittore Andrea Camilleri, anche Vittorio Alessandro, ufficiale di marina di Porto Empedocle, attualmente presidente del Parco nazionale delle Cinque Terre e già capo del Reparto ambientale marino del ministero dell'Ambiente. «La pratica spesso attuata dai bagnanti della Scala dei Turchi, preziosi scaloni di marna a picco sul mare di Realmonte, è rompere la pietra calcarea per strofinarla sul corpo. Quasi tutti si coprono così di bianco, molti portano via grossi pezzi di roccia. Considerando l’enorme numero di visitatori che arrivano ogni giorno dell’anno, si comprende come presto questo luogo straordinario potrà diventare, se nessuno opporrà con urgenza un limite a questa devastazione in corso. Sollecitiamo una dichiarazione pubblica di Andrea Camilleri a salvaguardia della Scala dei Turchi».
Si «mobilita» anche il popolo del web, diversi i commenti e le prese di posizione su Facebook. «Ora ve ne accorgete? Ma se sono anni e anni che si fa e che lo fanno...», scrive Rino Bonello. «Ma non è una giustificazione per nessuno il fatto che si faccia da anni - ribatte Michele Scimè -. Finché si è in tempo, è necessario fare qualcosa». «Vandali a tutto spiano, deve essere protetta dallo scempio», aggiunge Luigi Amoroso. «Così facendo, fra qualche anno non ci sarà più, sa stannu purtannu a pezzu a pezzu», posta Totò Frenna. «Sì, non permettiamo che un simile gioiello venga deturpato», scrive Stefania Saieva. «Ma serve almeno a qualcosa?», chiede Carmen Ciotta.
A rispondere è il sindaco Puccio, che in proposito ha sentito anche geologi e dermatologi: «La marna non fa bene alla pelle come l'argilla, anzi può fare male». Si fa sentire anche la voce di Claudio Lombardo, responsabile di MareAmico Agrigento: «Constatiamo che è diventata una consuetudine vedere numerosi turisti asportare grossi blocchi di marna bianca come souvenir o scioglierla in acqua e cospargersi il corpo con essa, come una sorta di crema di bellezza, ignorando che la marna è una roccia sedimentaria e forse scambiandola con l'argilla che invece ha grandi qualità cosmetiche, ma anche incidendo in maniera quasi definitiva le piazzole, al fine di lasciare un incivile ricordo del loro passaggio. Tutto questo deve finire e lo si può fare solo mediante attenti controlli».

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