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Licata, il museo archeologico rivede la luce

LICATA. Adesso è certo: a cinque anni dalla chiusura per lavori di ristrutturazione e restauro della sede che lo ospita, riaprirà a breve il museo archeologico di Licata. La conferma è arrivata da Caterina Greco, soprintendente ai beni culturali ed archeologici di Agrigento, nel corso della visita dei giorni scorsi a Licata, dove ha “riaperto” l’ipogeo Stagnone Pontillo grazie alla collaborazione avviata con l’Associazione archeologica licatese che guiderà i turisti nelle visite all’importante monumento. Il soprintendente ha reso nota anche il mese in cui sarà riaperto il museo archeologico.
“Senza tema di smentita – sono le parole di Caterina Greco – possiamo dire che il museo rivedrà la luce ad ottobre. In questo momento non siamo in grado di stabilire con esattezza la data, visto che siamo al lavoro per risolvere i problemi organizzativi, ma sul mese non ci sono dubbi”.
Il museo archeologico, come si ricorderà, era stato chiuso ormai un lustro fa. Erano stati finanziati, infatti, i lavori di restauro del chiostro dell’antica Badia (in piazza Sant’Angelo) che ospita i reperti. Le sale sono state rimesse a posto e ne sono state create di nuove. Due ambienti ospiteranno una pinacoteca, perciò dei dipinti arricchiranno la già importante collezione di reperti. Il museo, oltre a tornare ad ospitare ciò che già conteneva fino a cinque anni fa (e non era poco) accoglierà i pezzi migliori di quelli trovati nei recenti scavi sul monte Sant’Angelo, nel sito di Finziade, e tra questi il cosiddetto “Tesoretto della Signora”. Si tratta di monili, di epoca ellenistico – romana, rinvenuti in una delle case di Finziade, la città fondata dal tiranno di Agrigento nel 280 avanti Cristo sul monte Sant’Angelo. I gioielli, come ricorderà chi li ha visti esposti di recente, sono di pregiatissima fattura. Oltre ai monili ci sono anche diverse decine di monete, di conio romano, rinvenute nello stesso sito in cui è stato trovato il “Tesoretto della Signora”. Tra le ipotesi che si fanno per spiegare la provenienza di monili così pregiati c’è quella secondo la quale forse appartenevano ad una nobildonna di Siracusa. Potrebbero essere stati rubati durante il sacco dell’antica città aretusea e poi, con molta probabilità, qualcuno degli ufficiali romani potrebbe averli portati con se nella sua dimora di Finziade. Qualunque sia la sua provenienza, in ogni caso, è da non perdere la visita al museo archeologico per ammirarli.
“L’allestimento del museo – ha aggiunto Caterina Greco – è ormai quasi ultimato. Stiamo lavorando alla definizione del catalogo ed all’iniziative da porre in essere in occasione dell’inaugurazione. Il programma sarà fitto di appuntamenti, lo renderemo noto non appena lo avremo definito nei dettagli”.
A coordinare i lavori di restauro del museo archeologico è l‘architetto licatese Angelo Di Franco.

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