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Ravanusa, i precari chiedono al sindaco la stabilizzazione

L'attenzione è posta sull'assunzione diretta del personale dell'ex Ipab che oltre a penalizzare e danneggiare chi da tempo garantisce i servizi alla collettività, potrebbe provocare un grave danno alle casse comunali

RAVANUSA. Chiedono la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato i contrattisti precari ex articolo 23 del Comune di Ravanusa. Lo hanno fatto con una lettera, sottoscritta da un centinaio di lavoratori, inviata al sindaco Carmelo D'Angelo, al presidente del Consiglio comunale Vito Ciotta, ai consiglieri comunali, al presidente della Regione, Rosario Crocetta ed al commissario della Stato presso la regione siciliana. La richiesta di trasformare i contratti di diritto privato è stata fatta anche in considerazione del fatto che con lo scioglimento dell'Ipab "San Vincenzo De Paoli", disposto dal presidente della Regione, al Comune transiteranno i sei dipendenti con un ulteriore costo a carico dell'ente per circa 250 mila euro all'anno. Nella lettera, i precari ricordano di aver reiteratamente, nel tempo, chiesto la stabilizzazione definitiva mediante trasformazione a tempo indeterminato dei contratti di diritto privato, ma a nulla sono valse le sollecitazioni inoltrate alle varie amministrazioni che si sono succedute dal 2008, rigettate con indisponibilità e indifferenza, limitandosi solo a prorogare i contratti. L'ente si è già impegnato, dal 2001, ad attuare il piano di fuoriuscita dal precariato per gli ex Lsu. Con la lettera, i lavoratori senza contratto, chiedono e diffidano l'ente, attraverso gli amministratori, ad assumere definitivamente il personale prioritario in servizio da oltre 20 anni. L'attenzione è posta sull'assunzione diretta del personale dell'ex Ipab che - secondo i lavoratori precari - oltre a penalizzare e danneggiare chi da tempo garantisce i servizi alla collettività, potrebbe provocare un grave danno alle già disastrate casse comunali, con il rischio del dissesto finanziario ed il conseguente licenziamento in tronco di chi oggi si ritrova senza alcuna tutela occupazionale.

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